Eppur Doppiovubi non sa dove ha messo l’ombrello.

Com’è noto, uno dei maggiori problemi di Doppiovubi consta di questo, che egli non riesce avere uno sguardo d’insieme sulla realtà; frammenta talmente tanto i fenomeni (inevitabilmente, fino alle particelle elementari), che molte volte perde di vista il quadro generale.
L’altro giorno si è detto, Forse può anche darsi che la concentrazione su un aspetto specifico delle cose, e la sua frammentazione sino all’ossessione, possa financo (o finanche) contribuire a togliere senso alla vita nel suo insieme. Come abbiamo la frantumazione (meglio che dire “frammentazione”) delle cose, c’è anche la disintegrazione del tempo: sino ai singoli istanti; e vivere momento per momento elimina ogni concetto di programma e ci fa assomigliare agli animali, che in effetti non hanno alcuna cognizione del tempo che passa.
Anche i bambini molto piccoli, come gli animali, non hanno il concetto di “domani”, “dopo-domani”, “la prossima settimana”. Ma nemmeno il concetto di “tra due ore”. Se giocano con un pupazzetto non smettono sino a quando hanno sonno, o hanno fame, o un altro oggetto ha distolto la loro attenzione, e non perché l’orologio segna una certa ora. Per loro non esiste il tempo, non esiste alcun orologio.
Ancora una volta, essi fanno come gli animali, i quali non si preoccupano, perché non sanno che esiste qualcosa che si chiama “futuro”. Il futuro ci preoccupa perché “contiene” eventi incerti, e solo quello che non conosciamo, l’ignoto, ci fa paura. E se tu non sai che esiste il futuro, non hai paura di niente, se non di un’urgenza istantanea (la gazzella che vede il leone che sta per azzannarla, si preoccupa eccome). Come scrisse Seneca, gli animali temono solo il pericolo immediato. Cessata la minaccia, si tranquillizzano immediatamente.

Il tempo che passa. E’ tutto lì, il Grande Mistero, nel tempo che passa. Una cosa da impazzirci, a rifletterci sino in fondo.

Eppure Gesù (che – indipendentemente dalla sua natura divina o meno – è fuori di dubbio che la sapesse lunga) disse: "se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli." (Matteo, 18:3). E ancora, disse: “Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.” (Matteo, 6:34).
L’idea è sempre quella: pensare all’istante, proprio come fanno i bambini (*) e gli animali. Tutto sommato ha senso: siamo perituri, e in balìa delle circostanze: perché pensare al futuro?
Il problema è, Fino a che punto si debba parcellizzare la realtà, e quindi il tempo. Ci dev’essere un punto di equilibrio, un medio raggio, come direbbe qualcuno. Non ha senso pensare (e vivere) “attimo per attimo”, un minimo di progettualità ci vuole (anche l’epicureo che vuole farsi un Negroni, deve pur progettare di recarsi al supermercato per comprare il Campari). Progettare dunque un secondo alla volta, è troppo poco (neanche gli animali lo fanno; forse i bambini molto piccoli – e i cuccioli degli animali - sì).
Progettare avendo di mira i prossimi cinquant’anni, è troppo: dopo aver steso la tua furba strategia, esci bel bello e ti schiaccia sul manto stradale un auto-articolato (mal condotto dallo stesso che aveva progettato di farsi il Negroni di prima), e ciao ciao ai tuoi bei progettini di mutuo ipotecario cinquantennale.
Chissà. E’ sempre difficile trovare la via di mezzo.
Doppiovubi, che vive di estremi, oltre a essere un provetto frantumatore di fenomeni, è contraddittoriamente un progettatore (**) di prim’ordine. Non riesce a tenere la barra del timone in equilibrio. O spinge tutto di qua, o tutto di là.

Tra tutte le “101 storie Zen”, non a caso quella che ha sempre affascinato maggiormente Doppiovubi è la numero 35.
Eccovela.

“Gli studenti di Zen stanno coi loro maestri almeno dieci anni prima di presumere di poter insegnare a loro volta. Nan-in ricevette la visita di Tenno, che dopo aver fatto il consueto tirocinio era diventato insegnante. Era un giorno piovoso, perciò Tenno portava zoccoli di legno e aveva con sé l'ombrello. Dopo averlo salutato, Nan-in disse: «Immagino che tu abbia lasciato gli zoccoli nell'anticamera. Vorrei sapere se hai messo l'ombrello alla destra o alla sinistra degli zoccoli».
Tenno, sconcertato, non seppe rispondere subito. Si rese conto che non sapeva portare con sé il suo Zen in ogni istante. Diventò allievo di Nan-in e studiò ancora sei anni per perfezionare il suo Zen di ogni istante.”.

W.B.

(*) In realtà, Gesù intendeva dire – forse – che occorre “credere” come credono i bambini, che sono infatti completamente fiduciosi in quello che viene detto loro; senza pretendere dimostrazioni razionali, a priori o a posteriori, dell’esistenza di Dio.
(**) Doppiovubi stava per scrivere “progettista”, ma ciò avrebbe ingenerato ambiguità.

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