I facilitatori (seconda parte)



Dovete sapere, ma lo sapete perfettamente, che da qualche anno Trenitalia ha deciso di far costruire macchine  che svolgono l’amaro mestiere del bigliettaio, al suo posto (la macchina non sciopera, non si lamenta mai e soprattutto non si rivolge al giudice del lavoro). Forse vi siete dimenticati, ma vent’anni fa, se volevi partire col treno, avevi solo due possibilità. O andavi in agenzia il giorno prima, o facevi la coda alla stazione, spesso perdendo il treno. Adesso che ve l’ha detto Doppiovubi, forse ve lo state ricordando.
Oggi, tra le altre possibilità, hai anche quella della macchina che emette i biglietti. Il software  di queste macchine è abbastanza a prova di deficiente. Se vuoi comprare il biglietto, devi schiacciare con un dito a scelta (è indifferente quale) “compra biglietto”. Quando devi inserire i soldi, una voce con accento vagamento romano ti dice inserire le banconote nella bocchetta in basso a destra. Al che vai con lo sguardo in basso a destra, non in alto a sinistra, in basso a destra, e vedi un buco con due luci verdi che lampeggiano, il che dovrebbe suggerirti di inserire in quel buco i soldi. Se devi digitare la destinazione, e vai a Crotone, devi comporre la parola Crotone, quelle sette lettere lì, che è una cosa che si impara in prima elementare.
Sulla carta, dovrebbe essere facile, e di fatto lo è. Tuttavia, se non sei molto pratico, un minimo di impegno ce lo devi pur mettere, come in tutte le cose nuove. E dato che, come dicevamo nel post precedente, l’Uomo Moderno ha un obiettivo primario, quello di non fare nessuna fatica, e ottenere comunque i risultati che si è prefisso, ecco che c’è terreno fertile per la nascita e la crescita del cosiddetto facilitatore.
(2-segue)

W.B.

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