I facilitatori (quarta parte - fine)



Il facilitatore napoletano si avvicina alla preda, e - con la stessa tonalità di voce del Presidente di Sezione della Suprema Corte di Cassazione, l’ottimo giudice Esposito -, la aggancia e le propone di aiutarla a fare il biglietto; a parte qualche straniero rimbecillito dal contesto nuovo, l’italiano ha un momento di esitazione, durante il quale capisce che il f. non è uomo di Trenitalia – l’abbigliamento non è consono – e realizza che dovrà retrocedergli qualcosa, ma accetta il deal  e rinuncia a qualche moneta in cambio della facilitazione. C’è business, nell’operazione, e infatti qualche mese fa i f. erano cinque o sei in tutto, ma poi si sono moltiplicati, e adesso si conta quasi un f. per ogni macchina. Sostanzialmente si sono spartiti le macchine. Alle volte litigano per agganciare un turista. Altre volte fanno taciti accordi, questo è tuo, ma il prossimo lo prendo io. Tempo fa avevano lo sguardo triste dei mendicanti che racimolano poco. Oggi hanno lo sguardo imprenditoriale entusiasta, sono iperattivi, l’occhio è vigile, sono efficienti e non perdono tempo. Il borsello è gonfio di moneta.
Trenitalia tollera, all’inizio ci ha provato a cacciarli via, ma, si sa, l’unione fa la forza. Ora il racket  dei f. impera, e i bigliettai li guardano come parte integrante del sistema.
Ed ecco il punto: i f. hanno capito che l’Uomo Moderno non vuole far fatica, tende al risultato in quanto tale, e si sono inseriti in uno spazio economico di domanda e offerta.
Prendere l’ascensore e non fare le scale. Prendere la funivia e non seguire il sentiero.
Come Doppiovubi ha già ricordato qualche post  fa, da un punto di vista oggettivo, il momento successivo non è migliore del momento attuale. Non c’è nessun motivo per cui avere il biglietto in mano, già pronto, sia meglio che seguire una procedura, anche faticosa, per ottenerlo. Muoversi al costante inseguimento del risultato, puntare sempre alla destinazione, significa perdersi il viaggio. A livello esistenziale, se la vita è un viaggio - la nascita è la partenza, la morte è l’arrivo -, forse il percorso vale più della destinazione, a meno che non vogliate suicidarvi.
La pur malefica Ikea questo l’ha capito, e ti vende il mobiletto da montare. Gli svedesi, agli antipodi – anche geografici - dei facilitatori, hanno compreso che l’uomo prova una certa soddisfazione a costruire. Il bambino, quale creatura che segue l’istinto naturale, costruisce con piacere e si diverte con i Lego. L’adulto moderno, al contrario, vuole tutto chiavi in mano, orrida espressione che è nata nel settore automobilistico e adesso è stata trasferita praticamente a ogni campo commerciale. Questo vorrà dire pure qualcosa.
La prossima volta, il biglietto fatelo da soli, e lasciate agli altri la facilitazione.

W.B.


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