I facilitatori (prima parte)



... a combattere il tempo come si fa,
si puo' battere solo a tempo di musica ...
[Claudio Baglioni, Cuore di aliante, 1999]

In principio era il telecomando. Poi venne una serie di escamotage,  tutti orientati verso un’unica direzione: non fare fatica.
Ottenere un risultato, senza gli ostacoli che si incontrano normalmente sul percorso per raggiungerlo. Ecco che cosa ti propone la moderna Società dell’Orrore. Nulla di male, apparentemente. Anzi, in fondo, perché fare sforzi inutili?  Ed è proprio sulla linea di confine posta tra il concetto di utilità e quello di inutilità – cfr. Fitzcarraldo, di Werner Herzog, 1982 – che forse dovremmo iniziare a riflettere.
Il massimo risultato, con il minimo sforzo. E’ la religione, la regola aurea dei nostri anni. Concetti mutuati dall’ingegneria. Non a caso, gli ingegneri, a forza di studiare le macchine, sono diventati anche loro macchine. Anche tutti noi siamo macchine, ma gli ingegneri sono più macchine di tutti. L’efficienza. Risparmiare tempo. Fare la stessa cosa in meno tempo. Fare più cose in un tempo uguale.
Gli ingegneri non si chiedono mai che cosa stai facendo, e perché lo stai facendo. Pensano solo al come farlo. Se possibile, più velocemente. Gli ingegneri combattono contro il tempo. L’efficienza dovrebbe servire a combattere il tempo. Ma il tempo vince sempre. Perché lui, il tempo, non vive nel  tempo, come noi. Noi abbiamo fame di tempo, la clessidra corre, la fine si avvicina. Anche se non sappiamo quando sarà, comunque si avvicina. Ma non divagare, Doppiovubi.
E' a causa della regola aurea di cui sopra che si sta diffondendo una nuova specie. I primi esemplari comparvero sulla Terra un anno fa, più o meno. 
Sono i facilitatori.
(1-segue)

W.B.








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