Generalizzare

"Generalizzare è sbagliato". Spesso lo si sente dire (su google la ricerca tra virgolette "generalizzare è sbagliato" restituisce, al 3.10.2007, 617 risultati). Poi abbiamo la versione "radicale" ed "estrema": "generalizzare è sempre sbagliato" (addirittura con più risultati della versione "base", ovvero 759). "Non bisogna generalizzare" porta 983 risultati. Se poi si cerca, non tra virgolette, "generalizzazioni" in una con "sbagliate", i risultati (per la verità, non sempre attinenti) ascendono a 168.000. Inoltre, all'espressione "generalizzare è sbagliato", spesso si accompagnano alcuni avverbi molto significativi (ovviamente, certamente, indubbiamente).
Ma lo sentirete dire in ogni circostanza, ovunque. Fa parte del novero di quelle espressioni che ormai sono entrate nel linguaggio comune, espressioni che definirei molto comode, perché normalmente vengono approvate dall'interlocutore, in quanto politicamente corrette.
Sono un bel jolly da giocare, perché novantanove persone su cento approveranno la locuzione.


Io sono la persona numero cento.


Innanzitutto, di che cosa stiamo parlando.
"Generalizzazione" è l'applicazione estesa alla maggior parte o alla totalità dei casi.
L'operazione di generalizzazione è indispensabile per sopravvivere.
Sappiamo che se ci buttiamo dal quarto piano è molto probabile che moriremo, è poco probabile che sopravviveremo, ed è molto probabile, in caso di eccezionale sopravvivenza, che avremo gravi conseguenze patologiche per tutta la restante vita. Sappiamo che se ci buttiamo dal ventesimo piano, è certo che moriremo. Qualcuno mi dirà: generalizzare è sbagliato, perché può darsi che in quel momento passi sotto l'edificio un autocarro (aperto) che trasporta cotone idrofilo e io ci caschi esattamente dentro. Ma è proprio perché so che è estremamente improbabile che questo succeda che non mi butto dal ventesimo piano, perché so che morirò.
In sostanza si tratta della prevedibilità degli eventi, nonché della possibilità di conoscere le conseguenze delle proprie azioni. Costantemente facciamo uso di generalizzazioni. Sappiamo che in genere, schiacciando un pulsante sulla tastiera, sul monitor comparirà proprio quella lettera, e non un'altra. Sappiamo che in genere, se insultiamo una persona, questa non reagirà con un sorriso. Sappiamo che in genere, se diamo uno schiaffo, arrivandogli da dietro, a un pit bull, questo ci massacrerà. Ma è anche possibile che la tastiera sia non funzionante, che la persona offesa sia un santo da canonizzare a breve, e che il pit bull schiaffeggiato sia gravemente malato e quindi non abbia nemmeno la forza di stare fermo sulle sue zampe.
Noi tutti, dunque, "generalizziamo", e lo facciamo migliaia di volte ogni giorno.
Probabilità, prevedibilità, statistica.
Si dirà: ma quando si afferma che generalizzare è sbagliato, ci si riferisce alla generalizzazione arbitraria. Ben detto, e ci mancherebbe altro, ma allora si sta replicando con una banalità. E' evidente che trarre una regola generale da un singolo evento o da un numero - relativamente - esiguo di eventi (cosa che fanno i bambini molto piccoli), è un errore (qualche volta però ci si azzecca, perché il fatto che un evento sia accaduto, seppur una volta soltanto, ha già la sua rilevanza statistica e probabilistica). Ma qui non stiamo parlando delle generalizzazioni arbitrarie, stiamo chiedendoci se sia arbitrario generalizzare. Che è, evidentemente, cosa diversa.
Si replicherà ancora: non ci si riferisce alla generalizzazione degli eventi, ma a quella dei giudizi. Dire, per esempio, che "tutti gli interisti sono antipatici" sarebbe una generalizzazione, di giudizio, sbagliata.
A prescindere dal fatto che effettivamente tutti (tranne sparutissime eccezioni) gli interisti sono antipatici, i giudizi, è vero, sono soggettivi per definizione, ma si basano su fatti, e i fatti che sono posti a base del giudizio sono misurabili secondo criteri oggettivi in quanto matematici. Se la massima parte degli interisti mette in atto comportamenti che secondo il comune sentire sono considerati antipatici, quando ci stanno per presentare un nuovo amico, preannunciandoci che è un tifosissimo nerazzurro, saremo autorizzati a ragionevolmente aspettarci che si dimostrerà antipatico. Ma tu non hai conosciuto tutti i tifosi interisti, ne hai conosciuto solo una piccola parte. Se passa quest'ultima eccezione, allora tanto vale cancellare la statistica dal novero delle scienze conosciute e accettate come tali, e dimenticarsi per sempre di poter stabilire le relazioni tra i fenomeni che accadono.

Peraltro lo stesso principio di uguaglianza tra gli uomini, che pure viene costantemente descritto come grande conquista della civiltà, si basa su una chiara e macroscopica generalizzazione. La legge stessa è generale e astratta. Tutte le definizioni, in ogni lingua, si basano su generalizzazioni. Se dobbiamo definire il ragno, tanto per citare una bestia a me "tanto cara", diremo che si tratta del "nome generico degli artropodi della classe degli aracnidi, diffusi in tutto il mondo, dal corpo generalmente breve e diviso in due parti (capotorace e addome), con otto zampe e particolari apparati all'estremità dell'addome (filiere) che secernono il caratteristico filo", ma non possiamo escludere che, da qualche parte, ci siano ragni che saltellano con dieci zampe, o con nove zampe, per un disguido di DNA, prontamente risolto alla bavosa generazione successiva; non per questo dobbiamo mutare la definizione di "ragno", che si basa, come tutte le definizioni, su generalizzazioni.
E qui non posso non aggiungere che ciò che è statisticamente e numericamente preponderante è normale. Altrimenti non è normale, perché rappresenta un'eccezione, in quanto sfugge alla norma, naturale o posta dall'uomo.
Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Dicevo, le generalizzazioni non sono che applicazioni di leggi fisiche e matematiche, non ci possiamo in alcun modo sottrarre a esse. E' dunque ipocrita sostenere che le generalizzazioni siano sbagliate. Al più, se intendiamo formulare affermazioni ineccepibili, potremo aggiungere alle stesse, ove supportate da un numero di casi rilevante per integrare una corretta statistica, espressioni come la maggior parte di, oppure quasi tutti, oppure quasi sempre. Ma se ci abbandoniamo alla applicazione generalizzata (quella sì) del brocardo "generalizzare è sbagliato", rischiamo di non avere più punti di riferimento, di non distinguere più le regole dalle eccezioni, che pure esistono. Ogni regola vuole la sua eccezione.
Ma l'eccezione rimane tale.
Dicono gli inglesi che, se davvero tutte le generalizzazioni fossero sbagliate, anche l'affermazione "tutte le generalizzazioni sono sbagliate" sarebbe falsa, proprio perché, a sua volta, costituisce una generalizzazione.
Infatti, David Hume era scozzese.

W.B.



Commenti

FB ha detto…
l'hai argomentata così bene che sembra impossibile dire il contrario! sento spesso dire però "tutti gli architetti sono dei dementi" e la cosa quindi mi tocca un po' di più.
ciò vorrebbe dire che -o sono anormale-, -oppure sono demente-.
ma qual'è allora la differenza fra anormalità e demenza, per la nostra professione? dovrei essere felice, nel caso, di essere anormale? mah.

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