La ricerca della felicità (12)



E non solo Internet ha diminuito la conoscenza.
Ha diminuito anche la memoria di nozioni nei nostri cervelli.
Sapere che un dato si trova nella Rete, e che vi puoi accedere in qualsiasi momento, adesso anche tramite uno smartphone - che è tutto fuorché intelligente, è intelligente solo per chi lo produce e te lo vende - o un tablet, e quindi non solo quando vuoi, ma anche in qualunque posto tu ti trovi, ha fatto sì che, in concreto, ricordiamo sempre meno. Perché mai dovresti ricordare che Per un pugno di dollari è stato girato nel 1964? Te lo dice Wikipedia in meno di cinque secondi. Perché mai dovresti ricordare che l’elegante e ricco e bello Roberto Mancini - il neo-allenatore della FC Internazionale - è nato nel 1964, e che quindi è tanto vecchio quanto la pellicola di Sergio Leone? A proposito, ma chi sarà mai questo Sergio Leone?
Tutte cose che trovi su Internet.
In una prima fase, molti anni fa, mettevi le nozioni nel cervello, e lo predisponevi al ricordo. Sapevi che non le avresti più recuperate con facilità.
Ora, nel momento in cui hai costantemente a disposizione un luogo - una specie di cervellone collettivo - dove risiedono tutte le informazioni, non sei più predisposto a memorizzare niente (*). Percepisci l’inutilità del ricordo.
Ma noi siamo quello che ricordiamo.
La nostra identità coincide con il nostro ricordo (**).
E allo stesso modo, quando si verifica un evento eccezionale, non so, la discesa degli alieni in piazza Duomo a bordo di un’astronave, o la Juventus che vince la Champions, tutti lì con questo cazzo di telefonino (***) puntato verso l’evento, a fotografarlo, riprenderlo e condividerlo. Ti stai perdendo l’evento, perché è più importante fotografarlo. Poi, con calma, guarderai la foto.
Ma la foto non è l’esperienza.
La foto non è l’esperienza.
Un conto è la bava di tuo figlio di un anno che ti gocciola sulla mano, un altro conto è una bella foto di dieci megapixel del tuo bimbo, immortalato per sempre.
Peccato che quella foto non sia tuo figlio. E' solo una rappresentazione digitale dell'immagine di tuo figlio. Il tuo ricordo, invece, include le tue proprie emozioni collegate all'evento, oltre, naturalmente, agli odori e alle sensazioni tattili.
Ormai le nostre vite sono su supporto magnetico, o, visto il progresso, su dispositivi a stato solido, ancora più veloci. E allora, evvai con l’acquisto di HD esterni sempre più capienti, un terabyte, mille terabyte, cento miliardi di miliardi di terabyte, Quanti film ci stanno su, secondo lei? Beh, guardi, circa un milione, dipende dalla durata, oppure seimila miliardi di mp3 o cento miliardi di fotografie. Lo prendo, lo prendo subito, dov’è la cassa?
Conosco gente che compulsivamente scarica film e musica, e questi file li cataloga, li organizza, li rinomina, e non li guarda e non li ascolta mai, né presumibilmente lo farà mai.
Il nostro cervello sta diventando unicamente una macchina per processare dati, che risiedono fuori da noi. Una specie di ULA, che prende i dati da Google, li elabora per qualche secondo, poi li espelle. Nemmeno il risultato dell’elaborazione permane.
Elaborata l’informazione, e percepito dal nostro organismo qualche barlume di emozione, la macchina si spegne. In attesa di ulteriori dati.
E, nel frattempo, rimane completamente vuota.
E annoiata.


(segue)

W.B.

(*) Un po’ come la lista della spesa. Se sai di averla in tasca, le deleghi la memorizzazione degli articoli da acquistare.
(**) Come ben sa chi ha avuto a che fare con un malato grave di Alzheimer.
(***) Mi si perdoni la volgarità, ma quando ci vuole, ci vuole.

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