La ricerca della felicità (6)
Si chiama “goal-setting”. Fissare uno scopo, stabilire un
obiettivo.
Gli americani ne hanno fatto una scienza. Gli americani
fanno una scienza di tutto ciò che apprezzano.
Su psychologytoday.com trovate naturalmente un articolo di Ray
B. Williams - datato 11.4.2011 - che sostiene che il goal-setting non funziona,
e anzi è dannoso. C’è sempre qualcuno che sostiene una tesi diversa. Non siamo
mai andati sulla luna. L’Olocausto non c’è mai stato. Il goal-setting è
sbagliato.
L’articolo è intitolato - ovviamente - “Why goal setting
doesn’t work”. Il titolo è già capzioso. Dà per scontato che il g.s. non
funzioni, e ci spiega perché. Potremmo scrivere un articolo dal titolo Vi spieghiamo perché l’Inter è la squadra
più forte del mondo.
L’articolo si trova all’indirizzo http://www.psychologytoday.com/blog/wired-success/201104/why-goal-setting-doesnt-work
, ma visto che internet è mutevole e cangiante, come il mitologico Proteo, non
è da escludersi che tra qualche tempo a quel link voi troviate un bell’errore
404. Così faccio copia-incolla e lo riporto qui; fino a quando il 404 non sarà
su Doppiovubi, l’argomento è salvo.
Ecco cosa dice Ray B. Williams:
“Despite
the popularity of goal setting, there is compelling evidence that regardless of
good intentions and effort, people and organizations consistently fall short of
achieving their goals. More often than not, the fault is attributed to the goal
setter. But the real problem may be in the efficacy of goal setting itself.”.
Cioè, se non ottengo il risultato, non è responsabilità mia, ma del
fatto che ho posto un risultato.
Prosegue Ray:
“The Center
For Disease Control estimates that 34% of Americans are overweight and a
further 34% are obese, which means almost 70% of the population are dangerously
unhealthy. A curious result, despite the proliferation of weight loss programs
that usually focus on weight-loss goals. The easy explanation would be to
attribute fault to lack of will or effort. But the problem may be inherent in
the validity of goal setting.”.
Ancora una volta, se non ho ottenuto un risultato, è perché
mi sono posto il risultato. Si noti che l’autore non dice che ho fallito perché
ho usato un procedimento sbagliato, ma perché mi sono posto il risultato di
dimagrire. Vien quasi da dire: se non mi pongo l’obiettivo di dimagrire, non
posso fallire l’obiettivo. Anzi, così si elimina proprio il concetto di
fallimento. Zero obiettivi, zero fallimenti. Facile.
“In the early 2000's , General Motors had set a goal to capture 29% of the American
auto market. They even produced corporate pins for people to wear with the
number 29 on them. Needless to say they never achieved that goal, and without a
government bailout, may not have even survived.”.
Sembra quasi che sia meglio non porsi obiettivi. Porsi un
obiettivo sembra essere dannoso. Da sottolineare il "needless to say". Vale a dire, ogni società commerciale che si pone un target, neanche a dirlo, lo fallirà.
“Our
society, at both the individual level and in organizations, has an obsession
with goal setting, particularly "stretch" goals or "audacious
goals." We tie goals to accomplishment. In our culture, an individual or
organizations cannot be considered successful unless goals are achieved. And
the usual motivation method used by leaders to achieve these goals is the
continual focus on "improvement," "bigger and better,"
through harder and harder work, and increased productivity. And the way to
measure that success is to measure goal attainment. Thus self-help gurus such
as Stephen Covey, Tony Robbins, Brian Tracy and others emphasized the necessary
link between goals and success.”.
Qui cominciano la confusione e il fraintendimento. Un conto
è avere l’obiettivo di “incrementare la quantità” e la “produttività” (che potrebbe
- ma non è sempre detto - essere sbagliato), e un conto è porsi obiettivi (che
per esempio potrebbero essere qualitativi). Lo stesso autore dice “the usual
motivation method used by leaders to achieve these goals…”; qui il discorso si
sta spostando dal tema-base (cioè se sia giusto o meno porsi obiettivi, che per
me è una domanda retorica), al diverso problema del “metodo” usato per
raggiungere gli obiettivi (che potrebbe essere discutibile).
(segue)
W.B.