Era destino.

"L'unico filosofo contemporaneo ad aver meditato su questo concetto in maniera originale è stato Heidegger. Nel paragrafo 74 di "Essere e tempo" distingue lo "Schicksal" a cui sono esposte le scelte individuali e il "Geschick" collettivo del "popolo"; il secondo concetto sarà valorizzato nel periodo 1936-1942 per designare il "destino dell'essere", la logica nascosta del pensiero occidentale in cui l'essere si apre ai diversi progetti ontologici della metafisica, pur al tempo stesso sottraendosi nel nascosto e restando quindi il non-pensato".
(A. Magris, voce Destino, Enciclopedia Filosofica Bompiani, pag. 2748).

I lettori di Doppiovubi ancora non lo sanno - è presto - ma era destino che fosse proprio Martin, e non altri, a elaborare questi concetti.

W.B.

Commenti

Anonimo ha detto…
Sarebbe interessante capire cosa significhi per Magris "in maniera originale". Quella di Heidegger non è che una variazione sul tema, una modernizzazione di un concetto che non è stato elaborato originariamente da Lutero, ma che appartiene - per esempio - ad ogni cultura religiosa profetica, e che non manca nemmeno nel mondo pagano antico (la cultura greca, ad esempio).

Peraltro, con stretto riferimento all'oggetto del post, Lutero e Heidegger sono solo degli ermeneuti di tale concetto, nulla hanno aggiunto se non una mescolata ad antichi ingredienti a piacimento, secondo i dettami culturali del secolo e qualche nervo scoperto (personale e sociale) rielaborato a volte per assoluti.

Invero, la cosa più interessante dell'argomento sollevato è il grande tema anti-metanarrativo del pensiero che prevale sulla realtà, del frammento o dell'ombra della conoscenza sulla complessità del reale, che da sempre ha i suoi rappresentanti (Platone, Cartesio, Lutero, Kant, Hegel, Kelsen, Heidegger, per citarne alcuni).

Tuttavia, mi pare che qui non si voglia discernere il grano dal loglio dentro tali sensibilità, e si intenda passare con indifferenza in mezzo a questo primario tema portante, esaltando solo un qualche aspetto che è caro a Doppiovubi, che non desidera però scoprirsi, "sottraendosi nel nascosto e restando quindi il non-pensato" (per dirlo come Magris).

Tutto ciò non porta a molto, poiché vago e astratto. Doppiovubi non rende giustizia a se stesso né giovamento ai lettori con questo metodo e questi argomenti.

E' possibile auspicare un po' più di chiarezza sui fini o almeno sui mezzi? Qualche elemento in questi post che indichi il tratto originale (non nel senso di Magris, per quello che intuisco) della più profonda sensibilità del titolare del blog? Qualcosa che metta in evidenza il Suo talento e carisma a rischio anche di evidenziare qualche (normale) debolezza? Non credo che Doppiovubi tema i giudizi, anche di eventuali anonimi indelicati, né credo che questi potrebbero infastidirlo di più delle persone che magari non lo capiscano bene, compreso lo scrivente.

Paolo
Anonimo ha detto…
P.s. Devo ammettere di essere caduto un'ulteriore incomprensione, perché - avendo dimenticato che Martin è anche il nome di Heidegger - ho ritenuto automatica l'associazione del nome in coda a Lutero. In effetti tutto ciò creava una strana dissociazione temporale, ma nei miei pensieri l'associazione Doppiovubi-destino-Lutero era troppo forte per resistere. Il termine della mia contestazione, in ogni caso, non cambia. Le mie scuse al titolare del blog per essere incorso in tale banalità.

Paolo

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