Alien.

Ed ecco che l’alieno in missione sul pianeta Terra decide di assumere le precise sembianze dello studente dodicenne ultra-secchione delle scuole medie inferiori, si presenta alla chetichella in classe nonostante il vero e ignaro studente usurpato sia rimasto a casa con trentanove di febbre proprio il giorno in cui la scolaresca si recherà in Università per fare il classico tour finalizzato a (tras)formare anzitempo il destino dei giovani virgulti in base alle necessità sociali piuttosto che individuali. Segue la fedele trascrizione, a un dipresso, del dialogo tra il travisato alieno e l’illustre professorone di biologia, davanti alla imbarazzata e sbalordita maestra.

A: “Professore, professore, una domanda!”

P: “Prego, giovanotto, ho ancora qualche secondo prima di una importante lezione!”

(la maestra fa cenno all’alieno di stringere, ammiccando - per compiacerlo - al professore, che oltre tutto le piace non poco, anche in quanto bell’esemplare di maschio)

A: “Se ho ben capito, tutte le cose sono fatte delle stesse cose, no?”

P (sorridendo con sufficienza): “Sì, giovanotto, si chiamano ‘elementi’, e sono pressoché un numerus clausus”.

(l’alieno si rivolge alla maestra con sguardo interrogativo, simulando di non ben comprendere l’espressione latina, e di rimando la maestra stringe il pugno a ripetizione)

A: “Ma allora, professore, mi perdoni ma prendiamo per esempio una rana, è fatta degli stessi elementi di un uomo, vero?”

P: “Certo, ragazzo, come questo tavolo!”

(il Professore con le nocche fa toc toc sulla sua cattedra, e sorride a destra e a sinistra al giovine uditorio, saggiandone le reazioni)

A: “Ma non le sembra che la rana sia un po’ complessa? Voglio dire, le chiedo, chi ha costruito la rana?”

P (ridendo fragorosamente): “Ah… i guasti della religione… ma nessuno, ragazzo, non l’ha fatta nessuno, si è fatta da sola, col tempo.”

A “Cioè professore, mi faccia capire, a forza di combinazioni varie, col tempo, gli elementi si sono messi in modo da formare una rana?”

P: “Ragazzino, tu non hai idea di cosa significhi il trascorrere di miliardi di anni”.

(l’alieno pensa, Tu invece sì, vero, stupido umano presuntuoso?)

A: “Cioè lei sta dicendo che basta molto molto tempo e gli elementi si combinano in modo da formare una rana? Mi sta dicendo che non c’è un progetto di rana, con qualcuno che l’ha ideata e costruita o fatto in modo che venisse a esistenza?”

P: “Non c’è alcun progetto, è soltanto una questione di tempo e probabilità.”

A: “E la rana non è diversa dal tavolo?”

P: “No, e neanche l’uomo.”

A: “Quindi, le chiedo, col semplice passare del tempo – miliardi e miliardi di anni - è possibile che gli elementi si combinino insieme e formino da soli, poniamo, un iPad2, per esempio uno, passeggiando per il deserto, potrebbe trovare per terra un iPad2 e dire, oh guarda…”

(risata clamorosa della classe; la maestra trasecola e medita sulla punizione da infliggere allo scolaro)

P: “Ascoltami bene, ragazzino, l’iPad2 è una creazione dell’uomo, e non può sorgere dal nulla, ma è frutto di una complessa progettazione.”

A: “Ma se un alieno venisse su questo pianeta, e vedesse per la prima volta i fiori, le rane, gli uomini e anche i tavoli, e infine l’ipad2, si chiederebbe Chi ha fatto tutto questo? E penserebbe che tutto questo è il frutto di un progetto, glielo assicuro professore, mi creda sulla parola, voi non potete capire perché siete il sistema che non conosce se stesso, ma, davvero, un alieno si chiederebbe tutto questo, senza fare distinzioni.”

P: “Gli alieni non esistono, bambino, tu guardi troppa televisione. Un giorno, forse, studierai le scienze, e scoprirai che le tue domande sono assurde. Oppure scriverai queste fantasie su un blog che nessuno leggerà mai. Adesso ho una lezione per cui, grazie a tutti e… arrivederci!”.

Tornato a casa, l’alieno smise mestamente i panni dello studentello brufoloso, rimise il suo sembiante da Doppiovubi, al quale ormai, dopo quarantaquattro anni, si era alquanto affezionato, e scrisse un post sul suo blog, contenente la breve descrizione dell’esperienza universitaria vissuta in incognito.

Poi cliccò su PUBBLICA POST e scotendo il capo pensò: gli esseri umani sono proprio dei coglioni.

W.B.

Commenti

pim ha detto…
Giusto.
Gli esseri umani sono coglioni, e i coglioni sono esseri umani. Così il tavolo, il professore, gli occhiali che sicuramente possiede il professore, la rana e il simpatico iPad2 (che si scrive proprio così, con la i minuscola e la P maiuscola, ed è importante che si scriva così, perché i dettagli sono importanti ed è dai dettagli che si rivelano le grandi cose, le grandi persone e le grandi azioni, sono i dettagli che dicono degli uomini e poi quello che l'ha inventato, l'iPad2 con la i piccolina e la P grande, ci tiene, anche se è morto, a che si scriva proprio così, ma forse non è morto, bisognerebbe interrogare l'alieno che fa mostra di sapere molte cose che magari ce lo dice lui se l'inventore dell'iPad2 è morto davvero oppure magari è in un altro luogo che adesso non vediamo ma che un domani vedremo, forse, se saremo buoni, o anche se non saremo buoni chi lo sa, magari è su qualche nuvoletta che ci guarda e anche lui adesso che è sulla nuvoletta dice ma guarda che coglioni quelli).
Anonimo ha detto…
Doppiovubi in veste di alieno cinico e generalista non è credibile.

Paolo

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