Veramente dovrei andare a lavorare
“Il futuro è dato per una migliore
utilizzazione delle risorse umane.”
[Gianni Agnelli]
“Sì, sono anche nonno, ma i rapporti con
i nipoti sono quasi nulli.”
[Gianni Agnelli, 1984]
Correva l'anno duemilaotto d.C., ed era
il mese di ottobre.
Il luogo è Milano, via Bergamo.
All'epoca Doppiovubi ancora mangiava,
all'ora di pranzo. Tutti andavano raccontando in giro, da sempre, che è giusto
mangiare, diciamo, intorno a metà giornata nonché alla sera, oltre a fare una
'abbondante colazione'. L''abbondante colazione' Doppiovubi non l'ha mai fatta,
non ha mai fatto nemmeno una
colazione - errore gravissimo!
affermano i nutrizionisti, soprattutto quelli obesi, sbagliatissimo!, dicono col dito indice alzato – perché ogni volta
che tentava ostinatamente di fare colazione, circa mezz'ora dopo la colazione,
abbondante o non abbondante che fosse, dolce o salata che fosse, con succhi o
senza succhi che fosse, risaliva appunto un succo, quello gastrico però, e
l'acido cloridrico si espandeva copioso per la sua mucosa epiglottidea, e gli
occorrevano per di più dei gran conati di vomito, quindi Doppiovubi aveva
callidamente pensato, Forse è meglio non
fare colazione, Non sono tagliato per la colazione, e ciò con buona pace
dei nutrizionisti.
Dato che però tutti mangiavano all'ora
di pranzo (che si chiama 'ora di pranzo' ben per quello, oggi si chiama più
frequentemente 'pausa pranzo', espressione -appunto- vomitevole, perché
scandisce sul lavoro anche la nostra giornata e in qualche modo
subordina una funzione naturale – mangiare – a un'attività non fisiologica – lavorare,
e ciò in ossequio all'art. 1 della Carta Cost.) dato che però tutti mangiavano
all'ora di pranzo, Doppiovubi, che è un fine osservatore, vedeva che tutti
mangiavano all'ora di pranzo (lo vedeva perché accadeva), e allora si era logicamente
detto, Si vede che è giusto fare così,
e allora andava anche lui a mangiare all'ora di pranzo, pur non avendone
nessuna voglia. Ogni tanto Doppiovubi pensa, bisognerebbe mangiare quando uno
ha fame, cosa che gli sembra abbastanza sensata, così come bisognerebbe
svolgere qualsiasi funzione fisiologica quando ne senti la necessità (cosa
molto sensata), ma dato che constata che nessuno lo fa, Doppiovubi si adegua.
All'epoca Doppiovubi si adeguava molto di più rispetto a oggi, quindi all'ora
di pranzo andava a mangiare. All'epoca Doppiovubi era molto istituzionalizzato
(cit.).
Oggi è ancora istituzionalizzato, ma la
differenza è che sa di esserlo.
Doppiovubi andava a mangiare insieme a
un suo amico, un 'collega', espressione orrida, ma anch'essa usuale. In realtà
non aveva nessuna voglia – oltre che di mangiare – di andare a mangiare proprio
con quel collega, perché gli argomenti di cui parlava il suo collega non
gli interessavano punto (cominciamo gradualmente a usare qualche vocabolo in
tema col post). Che vita di merda, Doppiovubi, praticamente non facevi niente
che avessi voglia di fare (invece sono sicuro che le vostre vite, miei fidati
lettori, sono sempre e perfettamente allineate con i vostri desideri).
Comunque, si caracollava stancamente verso questo bar, e si mangiavano dei
'piattini' terribili, ma costavano poco (ma sempre troppo rispetto al valore
d'uso), quindi andava bene così. L'importante è che se mangi merda la paghi
poco. Un po' come, per fare il primo esempio che viene in mente, comprare
un'auto di merda (terza volta che compare la parola 'merda', e con questa sono
quattro, adesso basta, troppe volgarità), un po' come comprare un'auto di merda
e però pagarla poco, invece ci sono casi in cui compri un'auto di merda (6) e
la paghi pure tanto (continuiamo la marcia di avvicinamento).
Purtroppo quei casi, eh sì, esistono. Si
chiama plusvalore eccessivo (ammesso che esista un plusvalore non eccessivo).
Doppiovubi rimane dunque con la bocca
aperta e la forchetta alzata a mezz'aria, perché nel bar entra addirittura Lapo
Elkann, in persona, accompagnato da uno sconosciuto.
Per chi non lo sapesse, Lapo è il figlio
di Margherita Agnelli. Margherita Agnelli è la figlia di Gianni Agnelli. Gianni
Agnelli era, di conseguenza, il nonno di Lapo Elkann.
Entrò dunque nel bar il nipote di Gianni
Agnelli.
In quel tempo (Doppiovubi si permette di
iniziare il capoverso così), in quel tempo Lapo Elkann circolava per Milano, e
in via Bergamo in particolare - dove aveva appena acquistato un intero edificio
per una sua nuova, vulcanica, iniziativa imprenditoriale -, con una Maserati
Granturismo color canna di fucile e vernice opaca, che spesso si vedeva
parcheggiata nei pressi. La Maserati Granturismo non è propriamente una
macchina che costi poco, ma almeno non è una macchina di merda (7). Il motore
lo sentivi di lontano.
Doppiovubi guarda il suo collega e gli
dice, Quello lì è Lapo Elkann.
Il collega non dice niente, e continua a
mangiare la sua carotina bollita.
Sopra la carotina c'è olio di oliva, non
extra-vergine.
Lapo sorseggia il caffè e si appoggia al
bancone.
Lapo conversa col suo compare.
La cosa più evidente in Lapo sono i
capelli.
L'animale, il primo, che ti viene in
mente, se guardi Lapo, non è l'agnello, bensì il leone. Una criniera –
all'epoca lunga e fluente – di capelli rossicci, che richiamano Il Re della
Foresta.
Il Re Leone.
Eravamo in sul finire di ottobre, ci
voleva almeno la giacca.
Lapo vestiva una maglietta leggerina.
Doppiovubi si alza e si avvicina a Lapo.
Lo faccio, ora o mai più, pensa Doppiovubi.
Lapo smette di bere il caffé e guarda
Doppiovubi.
Doppiovubi guarda Lapo.
In quel momento Doppiovubi stava
guardando negli occhi il nipote di Gianni Agnelli.
Doppiovubi dice:
“Lapo, facciamo una foto insieme?”
Lapo risponde:
“Va bene”.
All'epoca non esistevano i selfie. La
foto te la faceva qualcuno di diverso da te.
Doppiovubi chiede al suo collega di fare
la foto col cellulare.
Il suo collega dice, No.
Doppiovubi vuole strangolare, lì sul
posto, il suo collega.
Doppiovubi digrigna i denti.
Il suo collega, quindi, dice, Ok.
Qui accade l'imponderabile.
Lapo si china un po', si mette in posa, attribuisce
valore a quella foto. Fissa la camera e – soprattutto – abbraccia Doppiovubi
come se fosse un vecchio amico. Lapo non sorride, dimostrando così una certa
forma di intelligenza. Nelle foto non si deve sorridere. Chi sorride nelle foto
è scemo, criterio certissimo.
Lapo non si limita ad abbracciare
Doppiovubi, ma gli appoggia la mano aperta nel centro della schiena, con gesto
che potremmo definire molto amichevole.
Doppiovubi era abbastanza irrigidito.
Diciamo come un tronco di legno. Non si aspettava che Lapo fosse così
amichevole. Pensava che avrebbe mantenuta una certa distanza. Dopo tutto, un
Agnelli è sempre un Agnelli.
Scattata la foto, Doppiovubi dice a
Lapo, Grazie Lapo, e Lapo dice Prego, e Doppiovubi si avvicina al
collega, ansioso di vedere il risultato digitale.
La foto non c'è.
Come non c'è.
La foto non c'è.
Ma cazzo. Come non c'è.
Si vede che non ho scattato.
Ma come non hai scattato, cazzo.
Non c'è.
Lapo se ne sta andando, è già fuori dal
locale.
Ci sono momenti, nella vita, in cui devi
decidere che cosa fare, e in modo fulmineo. Non puoi certamente aspettare.
Anche solo un secondo di attesa sarebbe fatale. Dentro o fuori, vivere o
morire. Devi decidere, ora.
Doppiovubi allunga il passo e ferma Lapo
in sull'uscio del locale. Gli dice, Scusa Lapo, la foto non è venuta, ne
facciamo un'altra, Doppiovubi non ricorda se dopo un'altra ci fosse
il punto interrogativo o meno, forse sì, ma, se non c'era, Doppiovubi ha
sostanzialmente imposto al nipote di Gianni Agnelli un comportamento, il che
andrebbe scritto nei volumi di storia.
Lapo alza gli occhi al cielo, e contro
ogni previsione accetta di fare la foto per la seconda volta, stessa posa, ma stavolta
sul marciapiede davanti al bar. Tuttavia, prima di accettare di mettersi in
posa, dice a Doppiovubi una frase, quella sì davvero storica, una frase che
Doppiovubi non scorderà mai. Mai.
Lapo Elkann, il nipote di Gianni
Agnelli, dice a Doppiovubi, con enfasi mista a irritazione, e con la erre
moscia marcata, tipico marchio di fabbrica della genìa:
“Veramente dovrei andare a lavorare.”
W.B.