Into the coffin
“L'analisi
della storicità del Dasein tende a mostrare che questo esistente non è ‛temporale' perché ‛sta nella storia', ma che
esso viceversa esiste e può esistere storicamente soltanto perché è temporale nel fondamento
del suo essere.”
[Martin Heidegger]
Ci sono soltanto due modi
per studiare e spiegare la realtà. Il primo è teorico, il secondo è pratico.
Nessuno di noi usa soltanto il primo o il secondo metodo. Tutti noi adoperiamo
sia l'uno, sia l'altro, in quantità variabile a seconda dei casi.
La teoria dovrebbe
supportare la prassi, e la prassi
migliorare la teoria (gli americani lo chiamano feedback), in un circolo
che si suppone virtuoso.
A scuola ho studiato (…!) la
forza di gravità, che avevo già sperimentato da bambino piccolo, quando le
costruzioni mi cadevano per terra e sui piedini scalzi e quindi piangevo
correndo dalla mamma che non mi consolava a sufficienza, e, dopo aver studiato,
una nuova pratica ha riconfermato la teoria; poi – se mi chiamo S.
Cristoforetti - con gli anni sperimenterò anche una situazione gravitazionale diversa,
e ancora una volta la teoria sarà confermata. Oppure no, perché in taluni casi
la prassi sconfessa la teoria, perché la teoria era sbagliata. E allora
costruirò un nuovo modello.
E così via.
Passiamo le nostre vite a
costruire modelli e a verificarli nella pratica. A estrapolare regolarità dalle
nostre esperienze, a elaborare categorie. Previsioni, prevedere. Riuscire a
evitare il pericolo, vivere sereni, in ultima analisi. Ridurre il rischio. Poi
un ponte ti crolla sulla testa proprio mentre ci passi sotto. Ma sono
eccezioni. Le regolarità esistono. I modelli reggono, più o meno (i ponti, no).
Col tempo i nostri personali modelli cristallizzano, diventano sempre meno
fluidi, le nostre convinzioni non vacillano più, o vacillano sempre meno.
Diventiamo vecchi, siamo sempre più vecchi, crediamo di aver capito tutto,
sappiamo tutto, sappiamo prevedere. Ci siamo costruiti teorie che funzionano (work,
dicono gli americani, ah, il lavoro), e se anche non funzionano ci illudiamo
che funzionino. Poi moriamo, e ci portiamo i nostri modelli dentro la cassa,
dentro il feretro. Come i faraoni, loro ci portavano i gioielli. Quando
sigillano la cassa, dentro ci sono anche le nostre teorie e i nostri modelli. A
volte, prima di morire, riusciamo ad affidare i nostri modelli ad altri – ai
nostri figli, al mondo – nell'illusione – che magari non è tale, crediamo che
non sia tale, ma lo è – che gli altri siano 'migliorati' dalle nostre teorie.
Quanta fatica che abbiamo fatto per costruirle, quanta fatica! Per non sprecare
la fatica, e per non sprecare la nostra stessa esistenza, ecco che facciamo
dono agli altri del nostro sforzo di una vita. Ma gli altri, a loro volta,
hanno costruito le loro teorie, mica sono scemi. Ognuno ha la sua
visione del mondo, e a quel suo modello personale non rinuncia, perché
rinunciarvi significa annichilire il proprio significato in vita, la propria
individualità. Quando Marx pubblicò la Critica dell'economia politica
(che tutti voi conoscete come Il Capitale), nel 1867, cento anni, circa,
prima della nascita di Doppiovubi, ci aveva messo dentro tutta la sua vita, e
consegnava al mondo la sua stessa esistenza. Ecco qui, questo sono io, Karl,
la mia vita, il mio modello, ve lo regalo. Ma perché lo fece? Stamane
Doppiovubi era arrovellato da questa domanda, perché lo fece, cercate di
capire, sappiamo perché lo fece (o forse no), il punto è che l'obiettivo è
fallito completamente, perché lui non voleva consegnare al mondo il suo
modello, voleva cambiare il mondo per mezzo del suo modello, che lui
reputava corretto, perché ci aveva dedicato tutta la sua vita, non lo fece
perché qualcuno lo studiasse e basta, magari a scuola per l'interrogazione,
ci sono questi testi cosiddetti 'moderni' di filosofia, col CD interattivo
dentro il cellophane e pure nel cloud, con la scheda 2C e il percorso
6C, vedi il rimando alla sezione X3, ma che cosa stiamo facendo. Stiamo studiando
Marx perché qualcuno, alcune volte un coglione, seduto in cattedra svogliatamente
ci chiederà di raccontargli che cosa -dentro il nostro cervello- esiste di variamente
collegato alla parola 'Marx' e, a seconda della risposta che forniremo, quel
qualcuno deciderà una valutazione (tendenzialmente
sbagliata), che poi insieme ad altre valutazioni, costituirà una valutazione
finale (sicuramente sbagliata),
che poi ci servirà per accedere a livelli di istruzione più alti, che ci
consentiranno di ottenere un titolo, che -in seguito- un altro coglione,
molto spesso un coglione, seduto a una scrivania (un'altra forma di cattedra) valuterà
per decidere se noi siamo adatti, o non siamo adatti, a un certo posto
di lavoro, posto di lavoro che ci consentirà di ottenere un mutuo (che
ci concederà un ultimo coglione, quasi sempre un coglione, dietro a un'altra
scrivania), che ci consentirà di comprare una casa e crescervi dei figli,
una casa che vedrà la nascita di un matrimonio e spesso la dolorosa fine di
quello stesso matrimonio, e da qualche parte, in un vecchio cassetto, c'è
ancora quel libro con la scheda 2C e il percorso 6C, e a distanza di trent'anni
tu, che sei sicuramente un coglione,
lo riprenderai in mano e dirai sfogliando, mmh, il materialismo storico eh,
e poi andrai su Wikipedia con il tuo fottuto smartphone alla voce
'materialismo storico', e la leggerai distrattamente, e ne capirai il due per
cento, che significa lo zero per cento (zero virgola zero), ma
Marx perché lo ha fatto, non lo ha fatto per tutto questo, per il mutuo
che abbiamo ottenuto grazie alla lezioncina ripetuta a scuola, non lo ha fatto
per tutto questo, ci ha messo tutta la sua vita dentro, come se uno si mettesse
a scrivere un blog, un miserevole blog che con fatica porta avanti da molti
anni, che ormai viaggia verso gli ottocento post, perché lo sta facendo,
per dare a qualcuno un momento di sollievo o di svago, no di certo, perché
lo sta facendo, e perché Antonio Gramsci ha scritto tomi su tomi di lettere
dal carcere, Gramsci è morto, è morto, è morto, e le sue lettere non le
legge più nessuno, e quei pochi che le leggono non cercano certamente di
modificare la Società secondo il suo modello, possiamo ben dire che Gramsci è
vissuto per niente, provino quelli che conoscono bene Gramsci ad affermare il
contrario, provino in buona fede, osservando su YouTube Obama in jeans e sua
moglie sorridenti che fanno il balletto di Halloween mimando Thriller di MJ
davanti ai bambini meno fortunati e regalando loro i dolcetti, It's close to midnight, provino a dire
che Gramsci è vissuto per qualcosa, ci provino a dirlo, li sfido, provate, se
ne avete il coraggio, a dire che Gramsci ha dato un contributo importante
all'evoluzione del pensiero dell'umanità nel
suo complesso. State zitti, voi che in quel dipartimento a Scienze
Politiche studiate e insegnate Gramsci, state zitti, continuate a insegnare
Gramsci, ma almeno state zitti, tornate nella vostra bella casa in centro,
che avete comprato anche grazie (*) al pensiero di Gramsci, che scriveva
ricurvo i suoi tomi in carcere, e state zitti e muti. And hope that this is just imagination.
Tacete. E taci anche tu,
Doppiovubi.
Doppiovubi non è Marx,
Doppiovubi non è Gramsci, Doppiovubi non è Heidegger. Doppiovubi è una specie
di microbo, una sorta di micro-organismo che dovrebbe essere annientato. Però
ci sono due modi per capire la realtà, quello teorico e quello pratico.
Doppiovubi vive la vita che vivete (quasi) tutti voi, deve fare fatica in
questa società di gran merda, la peggiore forma sociale di tutti i tempi (**), la
peggiore società di tutti i tempi, e tramite la prassi vede una
realtà che non è dissimile rispetto a quella che vedeva Marx, soltanto che Marx
l'ha descritta in termini teorici –scientifici, si dice, 'socialismo
scientifico'– mentre Doppiovubi, che non ha alcuna capacità e alcuna
cognizione, che non è Aurelio Macchioro – ha un piccolo (minuscolo) vantaggio
sugli studiosi di Marx, che lui (Doppiovubi) appunto ci suda in questa
realtà, deve lavorare per vivere, non può permettersi (anche se vorrebbe) di
leggere Marx dieci ore al giorno per vent'anni, e se la verità è verità, ci
sono vari modi per raggiungerla e per conoscerla, la verità non si può celare,
anche la praxis ti consente di vederla e di capirla, tanto quanto la
teoria, e forse di più (***), basta ricevere una mail da uno stronzo
(chi ha orecchie per intendere, intenda) per capire i guasti del sistema
capitalistico-concorrenziale, non è indispensabile andare ad Harvard. E c'è
un'altra differenza, che non è una differenza da poco. Quando Heidegger scrive,
lo capiscono in quattro gatti, e, tra quei quattro, tre gatti fanno pure finta,
miagolano all'interno di un sotto-insieme chiusissimo, si parlano tra loro e
nessuno fuori dal loro cerchio magico li capisce, e il quarto gatto crede di
aver capito, ma forse ha infilato a forza un triangolo in una forma quadrata,
mentre quello che scrive Doppiovubi, che vive a contatto col popolo e in
mezzo al popolo, è abbastanza comprensibile. E' ben per questo che
Doppiovubi vi consegna questi post, infiocchettati col nastro rosa, come fa con
i 'contatti' Alec Baldwin in Americani,
i quali post, ovviamente, non serviranno a niente, se non a illudere Doppiovubi
che egli sarà infilato, riposto, nella sua personale bara avendo lasciato
qualcosa di buono nel mondo.
Il prossimo – del tutto
inutile – post parlerà finalmente del concetto di lavoro, che vi è tanto
caro. E per capire il lavoro, dovremo finalmente incontrare il nostro
amico Lapo Elkann.
(segue)
W.B.
(*) Ecco a cosa è servito Il
Capitale di Marx, è servito a fare business, è servito a milioni di
persone per parlare di e su Marx, a farci soldi. Il Capitale è
servito al capitale. Probabilmente Marx lo avrebbe buttato nel fuoco, se lo
avesse saputo. Ma no, non è proprio così; perché il pensiero di Marx, e quello
di Gramsci, sta ben servendo a qualcosa, a qualcuno,
che vuol provare a vivere la sua vita
secondo quel pensiero, e se proprio non a cambiare la società, almeno a
parlarne, e se non ci fossero quelli del dipartimento di Scienze politiche non
ci sarebbe neanche Doppiovubi, Doppiovubi non ce l'ha con loro, ce l'ha con
quelli che si riempiono la bocca delle parole di Marx e poi vivono in maniera
diametralmente (si dice così) opposta. Quindi ben venga lo studio di Marx,
almeno per cambiare singole vite, se proprio non si riesce -come è (oramai) impossibile
riuscire- a cambiare il mondo.
(**) Ovviamente ci sarà
sempre qualche deficiente che eccepirà Prova ad andare a vivere in certe
zone dell'Uganda, e poi mi sai dire se questa è la peggiore società possibile. A
un tale ipotetico (che poi non è ipotetico) deficiente Doppiovubi replica con
il silenzio e con il disprezzo, Grande Knut (ma può bastare anche lo Knut,
volendo). E' proprio perché questa società è come è, che in Uganda si muore di
fame, noi siamo la causa di quell'effetto. Nessuno è innocente.
(***) I. Kant scrisse un
ponderoso volume di antropologia, esaminando gli usi e i costumi di molti
popoli lontanissimi, senza aver mai abbandonato, per un solo giorno, la sua
cittadina.