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Vi sarete chiesti che cosa sia successo a Doppiovubi. E' presto detto.
Come sapete, ieri è entrato in vigore il green pass o, come lo chiama il 'governatore' De Luca, la green card, confusione semantica su cui Doppiovubi non fa commenti, tanto lo capite da soli cosa Doppiovubi pensa di De Luca. E' entrato in vigore alle 00:00 (meglio: 00:01, meglio ancora: 00:00:01, perché le 00:00 sono un momento metafisico di transizione, come accadeva nell'Isola del Giorno Prima di U. Eco per quanto concerne il meridiano), e nessuno si è chiesto: ma se uno si trovava già in un ristorante al chiuso, o stava facendo una maratona Star Wars in un cinema, alla mezzanotte doveva mostrare il green pass? Poniamo che un ristoratore abbia voluto, per recuperare i mancati incassi, tenere aperto 24/7 dal 5 agosto fino al 31 agosto ininterrottamente, con i suoi clienti che praticamente vivevano lì, si lavavano nella toilette, e passavano tutto il giorno a mangiare - lentissimamente come i giapponesi con i loro particolari scioperi - pranzi da otto-nove ore l'uno, senza soluzione di continuità, per intenderci alla 'YouTubo Anche Io'. E dunque, io mi trovo già dentro, mica sto entrando al ristorante (**). Ma comunque si può discutere.
Allo stesso modo, v'è da chiedersi che ne è di quei clienti che si materializzano - mediante una stampante 3D - direttamente dentro il ristorante. Infatti il decreto dice testualmente: "è consentito in zona bianca  esclusivamente ai soggetti muniti di una delle certificazioni verdi COVID-19, di cui all'articolo 9, comma 2, l'accesso ai seguenti servizi e attività:" (***), quindi si parla di 'accesso'; premesso che in base alla fattispecie precedente io ero già dentro il cinema per una maratona Star Wars o Trek, quindi non ho compiuto nessun accesso, nel caso di stampante 3D, il mio corpo (e forse anche la mente) viene trasferito telematicamente dentro il ristorante, non si ha alcun accesso. Ma su questo i Professori della Cabina di Regia si devono ancora esprimere (sul concetto di 'Cabina di Regia' potremmo scrivere una monografia).
E ancora: i calciatori, per entrare nel campo da calcio (il campo fa parte dello stadio, senza stadio non c'è campo, anche se a volte allo stadio non c'è campo, nel senso di rete, rete in senso telefonico, non nel senso di gol, senso nel senso di significato, non nel senso di 'senso del gol' che ha, per esempio, il nostro R. Lukaku, il quale formalmente a oggi è ancora dell'Inter, ma probabilmente abiurerà), vi accedono, ma non dovrebbero. 
E ancora: la polizia, che entra nel ristorante per controllare quelli che vi sono acceduti, pur vi accede, ma non può senza green pass. E dunque il ristoratore può/deve chiedere il green pass al poliziotto che accede? E se il poliziotto non ha il green pass, o rifiuta di mostrarlo, il ristoratore deve impedirgli l'accesso? deve forse chiamare la polizia? 
Non vale rispondere 'per esigenze di servizio' si accede comunque, perché le esigenze di servizio non hanno niente a che vedere con il bio hazard. Se la ratio è quella di non contagiare (ma vedremo oltre che non lo è), tutti quelli che accedono devono avere il green pass. A meno che il poliziotto non abbia meno di 12 anni (improbabile) o mi dimostri di aver fatto un tampone (improbabile). Il che significa, il mio diritto di cittadino alla salute prevale sul tuo dovere di poliziotto di far applicare la norma. 
E ancora: il decreto parla di 'servizi di ristorazione per il consumo al tavolo'; e se il ristoratore fa sedere gli avventori per terra? dunque comprendiamo che non è l'accesso in sè e per sè a essere vietato, ma un accesso finalizzato a 'consumare' al tavolo, e dato che il poliziotto non consuma ma controlla e sanziona, ecco che la corretta risposta al quesito precedente è data: il poliziotto, a meno che non si sieda al tavolo per compilare meglio il verbale (e intanto si mangia uno stuzzichino), può accedere. 
Rimane il caso estremo di uno (uno qualunque, non un poliziotto) che accede ma non si siede, e poi una volta che è dentro, si siede 'alla vigliacca', come si dice dalle nostre parti al Nord, cioè 'a sorpresa'. Teoricamente quando è entrato non aveva l'animo di sedersi, ma quando si è seduto, l'accesso ormai vi era già stato. Oppure accedo al ristorante, vorrei mangiare ma non mangio, non mi siedo, ma poi mi viene un mancamento e mi lascio cadere su una sedia, a quel punto dovrei essere buttato fuori, se non ho il green pass. Epperò non ho 'consumato'. Sul requisito del 'consumo' potremmo disquisire: cosa significa 'consumare'? finché mastico solamente, non consumo. E se mastico e sputo, mastico e sputo, sto forse 'consumando'? e se vomito tutto (prima che il metabolismo faccia il suo corso) come gli antichi romani nelle loro lunghe libagioni, ho tecnicamente 'consumato'? e se mi siedo al tavolo con tre amici ma non consumo perché ho la gastrite?
E' chiaro che qualche benpensante mi dirà: ma dài, stai ciurlando nel manico, è chiaro che l'obiettivo (*) è evitare i contagi in un luogo chiuso. Ma la caratteristica primaria del ristorante è quella di mangiare, non possiamo, quando ci troviamo in difficoltà sul concetto di 'accesso' e 'consumo' e 'tavolo', retrocedere sul concetto di 'luogo chiuso', perché poi ci troveremmo in difficoltà con l'art. 3 Cost. su tutti quei luoghi chiusi dove non si mangia ma pure non c'è obbligo di green pass, o card. Ma ormai "Cost." è un oggetto sconosciuto. Carneade, chi era costui? (cit.). 
Ma comunque il motivo per cui i post di Doppiovubi sulle micromisure si sono interrotti è: dato che il blog è un luogo sostanzialmente chiuso, e dato che voi vi cibate dei miei ragionamenti, sostanzialmente mi sono chiesto, ma forse è assimilabile ai ristoranti, per analogia? e come faccio a chiedervi il green pass? 
E dato che Doppiovubi non vuole responsabilità, ha cessato di scrivere, il che significa, fuor di metafora, ha abbassato la serranda, e anzi anche questo post non è mai esistito, e si autodistruggerà in cinque secondi.

W.B.

(*) In realtà, come molti sanno, l'obiettivo non è (più) quello di 'evitare i contagi', bensì quello di indurre il gregge a vaccinarsi. Infatti, qual è l'elemento comune alle attività ricomprese nella lista di ciò che non puoi fare se non sei vaccinato? sono tutte attività che, almeno teoricamente, l'uomo comune desidera fare, e che teoricamente gli portano 'benessere'. Il criterio-base non è quello della contagiosità dell'attività vietata: se così fosse, ben diversa sarebbe la lista. Nell'elenco non è ricompreso qualcosa che a qualcuno non piace fare o che è, suo malgrado, obbligato a fare. Colpisci, e fai leva, sul 'far mancare' qualcosa di 'bello'. Se smanettare col joypad avesse in qualche modo a che fare con il 'contagio', nella lista ben sarebbe potuto comparire "è vietato acquistare videogiochi per la Playstation5, se non si è in possesso di Green Pass" (per esempio, non puoi giocare a The Last Of Us, perché di virus trattasi). E se fosse verificabile - e sanzionabile (ma non manca molto, cfr. '1984'), comparirebbe "è vietato fare sesso, se non si è in possesso di Green Pass". Infine, potreste trovare scritto "è vietato leggere i posts di Doppiovubi, se non si è in possesso di Green Pass", salvo comprendere se il leggerli dia benessere o malessere.
Hanno imposto agli insegnanti di vaccinarsi, altrimenti non possono entrare in classe. Ovviamente, scritta così, la norma non andava bene, perché l'insegnante contrario al vaccino avrebbe detto Pazienza! Vorrà dire che, purtroppo, rimarrò a casa! Me ne farò una ragione!, e hanno dunque aggiunto, quale rinforzino, la perdita dello stipendio dopo cinque giorni di 'assenza forzata'.
(**) C'è da dire che il Governo ha un po' la fissa dei 'ristoranti', nel senso della parola e della sua radice; chiude o limita l'attività dei 'ristoranti', ma anche, poi, eroga 'ristori'. In realtà, in senso giuridico, il 'ristoro' è la compensazione che chi ha provocato il danno corrisponde al danneggiato. Dire che il Governo 'ristora', dunque, a meno di usare un'altra parola tra le altre possibili (per esempio, 'aiuto', più generale ma più semplice, sarebbe potuta andar meglio, e in effetti ogni tanto qualcuno la usa), implica che sia stato proprio il Governo - e non la situazione obiettiva a cui il Governo 'ha risposto' - a procurare il danno. 'Ristori per i ristoratori', poi, genera una specie di curioso loop: chi ristorava viene ristorato, da chi gli ha impedito di ristorare, affinché il ristoratore continui a ristorare.
Già che ci siamo, diciamo che il participio presente 'ristorante', riferito alla struttura che ristora, è strano. Il 'ristorante' ('colui che' ristora) sarebbe più propriamente il 'ristoratore'. Per metonimia, ad avviso di Doppiovubi, sarebbe meglio chiamare il luogo 'ristoro' (stasera quasi quasi vado al ristoro, dove mostrerò il mio amato Green Pass al ristoratore). Ma non fatelo - vi riderebbero dietro (anche se non c'è niente di male a farsi ridere dietro, anzi, coi tempi che corrono potrebbe anche essere una nota di merito), perchè, ormai e da tempo immemore, abbiamo costruito la parola 'ristorante' sul calco del francese 'restaurant' (chissà perché), parola che pure ha il merito - ogni tanto, raramente, i francesi (che copiamo spudoratamente) qualche merito ce l'hanno - di rifarsi più direttamente al latino 'restaurare', che sarebbe la derivazione ultima. Dunque, il Governo, se vogliamo, dovrebbe fornire dei 'restauri' ai 'ristoratori' o ancor meglio, 'dei restauri ai restauratori'.
(***) Sulle parole usate nel Decreto, si potrebbe dir molto. Basti pensare a 'munito': a parte il fatto che 'munito' è una parola bellissima ('sono munito di Green Pass'), richiama le 'munizioni', essere 'muniti' significa essere 'pronti', 'preparati' all'offesa e alla difesa. 'Munito', etimologicamente, ci riporta a significati antichi di armi, fortificazioni e assedi. Psicologicamente, è come se il Green Pass fosse una vera e propria 'arma'. Infatti non si dice 'munito di carta d'identità', ma si dice - e lo si scrive addirittura in un Decreto - 'munito di Green Pass'. 


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