O no.

 

Ci fu un tempo, ormai remotissimo, in cui le decisioni venivano prese dai migliori. 

Ah, sì, i migliori. Bravo, e chi lo determina, chi sono ‘i migliori’?

In un contesto naturale, i peggiori riconoscono senza alcuna difficoltà i migliori tra (e di) loro. La loro, per così dire, peggiorità non impedisce di riconoscere chi è ‘più’ di loro, intellettualmente, eticamente, spiritualmente, moralmente. Certo, il deficientissimo, il Re dei Deficienti, è anche superbo, la sua superbia è anzi parte integrante della sua imbecillità, e quindi può accadere che egli non riconosca nemmeno la superiorità altrui. Ma -per definizione- di Re dei Deficienti ve n’è uno solo, al massimo c’è la sua ristretta corte: mediamente, la massa colionorum non sarà così imbecille da non riconoscere i migliori. 

Col tempo, però, tutto peggiora, degrada, si deteriora: è una legge naturale (si va verso il freddo e la morte). La stessa massa dei deficienti diventa sempre più deficiente, si insuperbisce, e così non sa più nemmeno riconoscere i migliori.

Subentra un criterio puramente numerico: tutte le decisioni (anche la decisione di scegliere il Re dei Deficienti) vengono prese non più dai migliori, ma dalla maggioranza deficiente. Si fa strada un’idea, un perniciosissimo assioma: tante menti deficienti, messe insieme, possono sopperire alla loro propria imbecillità. Due deficienti, se si uniscono, la vedono meglio di un solo deficiente - l’unione fa la forza -, dieci deficienti ancor meglio di due deficienti, venti milioni di deficienti la vedono quasi perfettamente. Qualcuno, non dico illuminato ma almeno non deficiente, potrebbe eccepire: venti milioni di deficienti, anziché migliorare, peggiorano le cose. Ma ormai il non-deficiente è soverchiato: la maggioranza decide sempre e comunque. La maggioranza decide anche, e a maggioranza, che la maggioranza ha sempre ragione, e che la maggioranza non è deficiente, e anzi è deficiente chi è in minoranza, e lo è proprio in quanto minoranza. 

 

Non se ne esce (se non, appunto, riconoscendo la propria impotenza e accettando supinamente le ‘decisioni’ della massa). Doppiovubi ha deciso di passare alla maggioranza, come ormai ognun sa! Ora sì che si sta bene, nella Luce, e come si stava male, nelle Tenebre! Doppiovubi, quando pensava ‘con la propria testa’, sbagliava clamorosamente! Ha sempre sbagliato ma, come si suol dire, solo i deficienti non cambiano idea.

 

Da una prima fase, in cui il criterio di maggioranza costituiva un mero criterio tecnico per dirimere le questioni, stratagemma aritmetico-pratico da (patetica) assemblea condominiale, si è passati via via all’affermazione di un nefasto (così sembrava, ma ci siamo ricreduti, a maggioranza) principio (pseudo) etico: più persone la pensano in un certo modo, più si avvicinano a ‘ciò che è giusto’. Il numero, il dio-numero, il Quanto, introdotto nel Trecento, a misurare il tempo, con i primi orologi meccanici, e poi via via assurto a divinità con il Metodo Sperimentale, e poi con le Macchine e poi con la Rivoluzione industriale, il Numero ci guida. Il Numero non si discute. Il Numero è assoluto. Noi crediamo in te, Numero. Tutti in ginocchio, signore e signori, davanti al Numero. Che uno sia più di due, provatevi a dimostrarlo, se ci riuscite: due vale più di uno! E poi, provatevi a dimostrare che uno sia meglio di due, se ci riuscite, poveri trogloditi, esseri inevoluti, siete solo uno squallido retaggio di tempi fortunatamente evaporati.

In linea puramente logica, voi ci direte, il Giusto prescinderebbe completamente dal numero di coloro i quali lo considerano tale.

Oggi non è così, e se non siete d’accordo, siete vecchi, obsoleti e, dirò di più, antiquati. Il Numero prevale anche sulla logica, e anzi la logica è dettata dal Numero: il Giusto ormai è a portata di mano. Dal 50%+1 si passa, come su un’onda irrefrenabile, al 60%, poi al 70%, e al 90%, fino al 97% e più su ancora. L’obiettivo è ormai vicino: quando tutti la penseranno - la penseremo - allo stesso modo, ecco, ecco la prova! Abbiamo capito: finalmente ciò che facciamo e decidiamo, è totalmente e inconfutabilmente giusto!

Ed è giusto proprio perché la pensiamo tutti così. Per comprendere Che fare, non ci voleva poi tanto, bastava guardarsi intorno (oggi, on-line) e chiedersi Che cosa fanno gli altri. La risposta ci condurrà inevitabilmente lungo la via infallibile della Giustizia e della Verità. L’Uovo di Colombo.

Noi, poi, che la pensiamo tutti allo stesso modo, che facciamo tutti le stesse cose, che diciamo tutti le stesse cose, siamo tranquilli tra noi, perché nessuno di noi viene criticato da nessun altro di noi, perché criticarci sarebbe come criticare noi stessi, e a parlare, dire, fare secondo lo stesso schema condiviso, non si rischia mai niente, si va lisci come l’olio, sul velluto, perché conosciamo già gli effetti - tutti ci daranno ragione e ci diranno sorridenti like, pollice recto - e quindi abbiamo ottenuto un gran risultato: abbiamo combattuto - e vinto - la nostra paura degli altri, la paura di essere allontanati dalla Società civile, di rimanere irrimediabilmente soli. Ora non abbiamo più alcuna paura. Non abbiamo perso libertà, anzi, abbiamo solo guadagnato pace e forza. E, in più, siamo praticamente a pochi passi dal Giusto Assoluto. Abbiamo la coscienza pulita. La meravigliosa sensazione di fare la cosa giusta al momento giusto. Balliamo tutti insieme intorno al Numero. Balliamo, come nelle pubblicità dove oramai tutti ballicchiano sorridenti. Come siamo belli, al sicuro, e - non cercavamo altro, in fondo - felici. 

Ci piacciamo.

Quei pochi, pochissimi, sempre meno, che la pensano diversamente, peccano di intollerabile presunzione! L’eco di un’idea, a molti chilometri di profondità nelle nostre giuste e immacolate coscienze, ogni tanto si ode, e immaginiamo un mondo perfetto, senza questi pochissimi irriducibili. Ma ci arriveremo, è questione di tempo. O forse no, abbiamo pur bisogno di una manciata di deficienti (ma che sia una manciata, uno zero virgola qualcosa), che la pensino diversamente, per contrasto alla (e affermazione della) nostra soverchiante potenza e giustizia, come la Bontà ha bisogno della malvagità, di un minimo di malvagità, per affermare la propria entità. Altrimenti, senza questo zero virgola, quando faremo i nostri sondaggi così puliti e profumati, vicini al cento per cento, come potremo sorriderci addosso, applaudirci e compiacerci e abbracciarci (sempre virtualmente, non abbassiamo la guardia)? Su chi scaricheremo il nostro fastidio, irritazione, odio? Noi Belli, i Bellissimi, abbiamo e avremo sempre bisogno di un minimo di brutti, di orride creature, in circolazione (sempre on-line, continuiamo a non abbassare la guardia).

Quei bruttissimi e pochissimi, però, chi credono di essere, rispetto a noi, che siamo così tanti? Che siamo quasi tutti?

Mica saremo tutti deficienti, o no?

 

W.B.

 

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