La ricerca della felicità (36)

L'essere umano è imperfetto.
Quindi, anche le sue azioni sono imperfette.
Quindi, infine, anche i risultati delle sue azioni sono imperfetti.
Non c'è nessuno, non c'è nulla, di cui si possa dire - girato e rigirato, guardato da tutti i lati possibili, sotto tutte le luci a disposizione - 'non ha difetti'.
Esistono sempre delle zone d'ombra.
Da sempre l'uomo cerca di migliorare le proprie creazioni, ma non può raggiungere la perfezione.
Da sempre l'uomo cerca di migliorare se stesso, ma non può raggiungere la perfezione.
*** *** ***
E allora.
Ci sono due modi per osservare la realtà, e gli esseri umani.
Il primo modo è quello di focalizzare l'attenzione su 'quello che non va', su 'ciò che è sbagliato'. Qualche volta potrà essere un dato oggettivo - indosso un completo di squisita fattura, ma ho una macchia di sugo sulla manica - e qualche altra volta potrà essere una percezione soggettiva - indosso un completo di squisita fattura, ma ho una scarsa autostima (*) e mi sento ugualmente a disagio - , ma di fatto ci si concentra soltanto sull'aspetto latamente negativo. E' la famosa 'caccia all'errore' della Settimana Enigmistica. Chi cerca trova: proprio in virtù della premessa che abbiamo fatto (l'uomo e le sue creazioni sono imperfette), se cerchi un difetto, lo troverai sicuramente.
Doppiovubi in settecento post, negli ultimi otto anni, ha fatto esattamente questo. Ha puntato il riflettore sugli errori - presenti in se stesso (raramente), negli altri, nella Società - e ha lavorato sull'errore. Ossessionato dalla perfezione - Doppiovubi è un perfezionista patologico - ha sempre ritenuto di poter emendare la condizione umana cancellandone gli errori. Praticamente è andato in giro, per otto anni, con una spugnetta detergente in mano. Il paradosso è che nel far questo ha sbagliato - l'errore vero è cercare l'errore - e nessuno ha spugnato lui. Ora si sta spugnando da solo, in un onanistico atto estremo di auto-perfezionamento (col rischio di auto-cancellarsi). Naturalmente, visto che la Società è un disastro, di post ne puoi scrivere settecento milioni, e troverai ancora materiale per spugnare, e se ne scrivi settecento miliardi, troverai ancora sostanza spugnabile, fino a quando morirai e non sarai più - materialmente, in quanto dalla fossa non riesci a connetterti a Internet, non c'è campo nel camposanto - in grado di rilevare ulteriori errori.
Doppiovubi, lo Sbianchettatore Folle, l'Eraser della Rete, il Viavà (**) di Internet.
E la macchia non se ne va.
(segue)
W.B.

(*) Perché, poniamo, da bambino mia mamma mi diceva che non sapevo vestirmi.
(**) Solo chi ha più di quaranta anni può cogliere la citazione. La pubblicità di Viavà, lo smacchiatore storico, vedeva un uomo pingue, certamente un contabile, al ristorante che chiamava il cameriere, gli rammostrava la cravatta orribilmente macchiata e gli diceva con volto disgustato: "Cameriere, mi sono macchiato...", al che il cameriere (***) gli portava su un vassoio d'argento (!) il Viavà e una spazzola, e il contabile riportava la cravatta allo stato primigenio. La voce fuori campo concludeva con un certo piglio e vigore: "Viavà, e la macchia se ne va". Il che, peraltro, è vero. Viavà funzionava.
(***) Se Doppiovubi non erra, nello spot non si vedeva mai la faccia del cameriere, ma soltanto il busto in livrea, in quanto servo ininfluente, a completa disposizione del cliente macchiato, praticamente un cameriere-fantoccio, de-umanizzato e asservito alle esigenze del pagante. Anche il fatto che il Viavà e la spazzola siano offerti su un vassoio indica che il cameriere non può toccare (=lordare) con le sue sozze mani di lavoratore il prezioso smacchiatore e la linda spazzola.

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