Ἂν ἔτι μίαν μάχην νικήσωμεν, ἀπολώλαμεν

A un certo punto anche lui avrà detto ai tarantini, Voi mi avete chiamato.

E' finito male, come sempre accade a chi cede alla Hýbris.

Nam femina quaedam Argiva, vere strenua ...
grave saxum in regem iecit eiusque umerum perfregit.
Una donna qualunque. Una pesante pietra scagliata dall'alto sull'omero, che si spacca.
Trucidato, senza pietà.

Siete stati voi a chiamarmi, perché avevate bisogno di me.

W.B.

Commenti

pim ha detto…
splendido il post.

il sacrificio di Gesù, e più di esso ciò che esso rappresenta, ha comportato il venir meno del sacrificio rituale. il figlio di Dio che si immola per l'uomo toglie ogni possibilità all'uomo.
in alcune comunità primitive il capo veniva offerto in sacrificio alle divinità. esso sopravvive, in una forma metaforica ma non meno potente, negli stati uniti d'america, ove si diventa leader e dio per meriti di capitale, ma dove si può finire in galera per bocca di una puttana qualunque.
i re furono decapitati, ma non per desiderio d'intercessione presso gli dei.
craxi ebbe le monetine e la morte in esilio. ad andreotti toccò il processo di palermo. contrappassi tutto sommato equi.
mario monti, molto più di tutti quelli che l'hanno preceduto, merita il sacrificio rituale, la pira e le fiamme.
Anonimo ha detto…
Un dottissimo e interessante parallelo, anzi di "vite parallele", che ingenera grande stima per la minuziosità dell'intuizione di Doppiovubi.

Dato il volgere dei tempi, pur nella costanza dei (ri)corsi storici, credo che nel caso del capo contemporaneo la concretissima disfatta potrebbe declinarsi in qualcosa di immateriale ma non meno dirimente e stupefacente nella piccolezza ed efficacia.

Con la mastodontica finanza al fianco egli combatte, non con gli elefanti, e con simili argomenti potrebbe essere definito il suo mandato autolesivo, magari per mezzo della "mano invisibile" (cfr. A. Smith). Lo sfogo incipiente potrebbe individuarsi in quella di un debole per antonomasia, con i mezzi non cruenti (ma non meno incisivi) dei tempi odierni.

Per il resto, mi è piaciuto l'argomento iniziale di Pim che andrebbe completato ed eradicato del cruento giustizialismo finale: il sacrificio di Gesù ha reso inutile il sacrificio rituale dove oggetto di sacrificio sia ancora la persona. Se è vero che (anche solo simbolicamente) quel sacrificio è il massimo concepibile, allora non resta che orientare le reazioni umane alle sue conseguenze. "Misericordia voglio, non sacrifici" (Mt. 12, 1-9).

Non significa che la giustizia debba venir meno (anzi!), ma che non sarebbe mai risolutiva (totalmente retributiva e restitutiva insieme, quindi vera giustizia) senza una considerazione delle proprie e altrui miserie, nella partecipazione al massimo dei sacrifici. Mi piace pensarvi assai ambiziosi nella giustizia, date tutte queste premesse. O forse si vuole proseguire ad auspicare altre vittorie di Pirro?

Paolo

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