Dovuto amor

Mi dispiace se i pensieri del 2008 sono in gran parte amari. Non dipende da me, ma dalle contingenze.
Fermo restando che spesso non amiamo una persona, bensì l'idea che ci siamo fatti di quella persona, valga quanto segue. Prima o dopo dovremo accettare il fatto che le persone che amiamo non sono necessariamente buone persone.
Può ben darsi che chi la natura ci spinge ad amare - a esempio, un genitore - possa avere verso di noi comportamenti oggettivamente deprecabili, possa ingiustamente ferirci, farci del male. Sorge dunque un contrasto grave, tra la nostra spinta naturale - ad amare - e la realtà, dove risultiamo soccombenti.
La ferita che subiamo da parte di chi - teoricamente - dovrebbe amarci, fa ancor più male.
Anche perché non possiamo fare altro che accettarla.
W.B.

Commenti

Unknown ha detto…
L'amarezza è comprensibile e naturale, tuttavia il corollario irrisolto di molti di questi pensieri tristi resta sempre la conquista dell'assenza di aspettative come priorità d'agire. Non può essere compreso altrimenti il "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male", di paolina memoria. In fondo, se si ama davvero, non si esige altro che dare, dove è possibile. E il discernimento sull'altro, comunque immancabile, sposta il problema prioritario del donare non alla effettiva purezza altrui, né alla capacità di vedersi accolti, ma a quella propria di essere idonei a disvelare l'altro con il proprio donare.

Questo è anche l'atteggiamento che consente di non sentirsi depredati di qualcosa che non è neanche proprio, se si è davvero in buona fede. Il buon amministratore misura solo i millimetri conquistati dentro di sé da se stesso, e si sente servo inutile, e non certo sciocco, solo quando ha dato tutto ciò che era utile dare per il fine sopra specificato. Il resto non è compito suo.
W.B. ha detto…
Ben detto, ti ringrazio. Più terra terra di Saulo, vorrei citare qui Franco Battiato: "Le azioni del mondo non influenzano il sole/
e i nemici è sicuro sono dentro di noi/com'è possibile restare ciechi per così lungo tempo.
Mi trovavo a lottare contro i miei fantasmi/spostandomi in avanti per quanto lo permette la catena/
scopersi per caso lo stato che ascende alla Gioia".
I nemici non sono fuori, ma dentro di noi.
Anonimo ha detto…
Non conoscevo la canzone, ottimo spunto, provvedrò subito a colmare l'ignoranza! In realtà c'è un errore, o meglio una precisazione da fare nel mio pensiero sopra esposto, che vado a correggere così:

"E il discernimento sull'altro, comunque immancabile, sposta il problema prioritario del donare non alla effettiva purezza altrui, né alla capacità di vedersi accolti, ma a quella propria di essere idonei a conferire gli strumenti necessari all'altro per il suo disvelamento, con il proprio donare". Ché non è possibile interferire con la libertà altrui fino a costringerlo a volersi bene, né è bene costringersi a divenire atti a farlo... Per il resto doppiovubi ha già detto tutto, dando luogo all'ennesimo dono nei miei confronti.

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