Perchè sei polvere, e in polvere ritornerai.

Chiunque abbia superato la gioventù, più o meno ha realizzato di dover morire, prima o poi. Dovrebbe aver capito di essere polvere, e che ritornerà nella polvere.

Quello che dovrebbe essere osservato, dunque - a seguito di questa elementare presa di coscienza - è un comportamento improntato alla massima umiltà. 

Per converso, Doppiovubi osserva quotidianamente atteggiamenti di arroganza e superbia. Sostanziali sopravvalutazioni di sé.

Si tratta di una questione logica, innanzitutto. Si tratta di coerenza interna. Esiste un solo caso, che rivela un errore assoluto e inconfutabile: esso si dà quando vengono dichiarate due affermazioni incompatibili tra loro. Magari non si sa quale delle due sia sbagliata, ma una delle due è certamente sbagliata. Non è possibile, dunque, essere polvere e, allo stesso tempo, comportarsi come se si avesse un certo valore. O non è vero che sei polvere, o non è vero che hai valore. Ma il nostro assunto di base è proprio quello di aver capito di essere polvere, e lo si è capito, primariamente, dall'osservazione delle morti altrui.

Avrete sicuramente presenti quei cagnetti da borsetta, con le zampe sottili e storte, e gli occhi sporgenti. Quei cagnetti sono noti per ringhiare e abbaiare agli esseri umani poco graditi, o anche ai cani di grossa taglia, i quali li osservano senza reagire, stupiti per la loro tracotanza. Non fanno paura a nessuno, anzi. Sono patetici. A questi cagnetti da borsetta possiamo perdonare la superbia, proprio perchè non sanno di essere innocui, e si comportano come se potessero incutere timore.

Ma non possiamo perdonare la superbia a chi - pur sapendo, o dovendo sapere (il che è lo stesso) - di essere polvere, si industria ad atteggiarsi come se avesse un certo valore.

Sarà ormai chiaro al lettore avveduto, come si è detto sopra, che stiamo parlando di umiltà. L'unico atteggiamento compatibile con la presa di coscienza di essere polvere è quello dell'umiltà. Evidentemente - se non si è umili - si accantona il fatto inconfutabile di essere polvere. Lo si rimuove. Come avviene, per l'appunto, quando si caccia la polvere sotto il tappeto.

Certamente, se gli esseri umani fossero umili - come la comune radice semantica peraltro suggerisce - non ci sarebbero conflitti. 

Certamente, se gli esseri umani fossero umili, non ci sarebbe sopraffazione dell'uomo sull'uomo, nè fisica, nè psicologica, nè economica.

Certamente, se gli esseri umani fossero umili, il sistema di vita occidentale - costruito interamente su desideri indotti, idonei, in ipotesi, ad affermare la propria superiorità sugli altri - non starebbe in piedi. Non vorresti le Air Jordan, non vorresti l'Audi Q8, non vorresti gli addominali scolpiti.  

L'obiezione è facile: proprio perchè l'uomo sa di essere polvere, reagisce a questo mediante una compensazione, seppur transitoria. Finchè son qui, finchè ho la facoltà di essere cool, di essere ammirato, di avere valore, cercherò di fare di tutto per averlo. Grazie ai miei due master, alle competenze sviluppate all'estero, alla mia assoluta padronanza delle lingue, al mio sapere enciclopedico, io posso, almeno temporaneamente, avere valore. Posso far sì che gli altri riconoscano il mio valore. Posso essere potente.

Doppiovubi sostiene con forza che la presa di coscienza del comune destino finale, ossia il ritornare nella polvere, non può non avere un effetto sul modo in cui trascorriamo la vita da qui a là, ossia fino al momento (peraltro ignoto) del ritorno nella polvere. La presa di coscienza di essere polvere, quindi, ha un fondamentale valore di indirizzo etico, di indicazione sul tipo di vita da seguire adesso. Questo non significa che ci si debba vestire di sacco. Ma tra indossare una maglietta normale, senza griffe, e una maglietta il cui brand  è nascosto sotto il colletto, che dunque va alzato all'uopo, ce ne corre. 

Per migliorare il mondo non occorrono provvedimenti legislativi. Basta l'umiltà.

C'è su Youtube un video (intitolato "Depeche Mode - Everything counts - Supeflash 1983") dove si possono vedere un Dave Gahan ventunenne, e un Martin Gore ventiduenne. A parte il fatto che inaccettabilmente Mike Bongiorno, alla fine del brano - rigorosamente in playback - motteggia i Depeche (prima chiede a Martin se è un ragazzo o una ragazza, e infine tocca i capelli di Dave, chiedendogli come fanno a stare su così, e giustamente Dave, di rimando, tocca i capelli di Mike), quarant'anni dopo, fa impressione osservare lo sguardo rassegnato di un sessantaduenne Martin Gore - appoggiato a una lapide nel video di "Ghosts Again". I Depeche Mode hanno ideato e scritto "Memento Mori", prima della morte del loro compagno Andy Fletcher, e non a seguito di essa. A Doppiovubi piace pensare che Dave e Martin abbiano avuto un'evoluzione di pensiero, e che abbiano capito, o almeno stiano capendo, di essere polvere. Probabilmente non si stanno ancora atteggiando in coerenza e di conseguenza - soprattutto Dave, quando si presenta col gilet sul torso nudo, con le braccia tatuate e con gli occhiali da sole sul palco, e come potrebbe non farlo, ormai -, ma qualcosa, forse, si sta muovendo, o si muoverà.

W.B.


 


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