Lukaku è cinese.

Mentre Doppiovubi camminava bel bello nella piazza - sita dietro al Duomo di Milano - intitolata all'attuale Gran 'Governatore' della Lombardia, e mentre Doppiovubi rifletteva sul concetto di fake news, e si chiedeva quale fosse il confine per definire fake news una fake news, e in particolare così rifletteva: Una fake news deve pur avere in sé l'intento decettivo e ingannatorio, se non ce l'ha non è una fake news, o forse non è nemmeno una news, per esempio sostenere che la piazza dietro al Duomo sia piazza Attilio Fontana non è una news, come non è una news sostenere che Lukaku sia cinese, sostenere che Lukaku sia cinese è semplicemente una balla (forse), perché non ha il carattere di news, forse sarà fake, ma non è news, e quindi non si può sussumere nel concetto più ampio di fake news, dunque mentre Doppiovubi così rifletteva, e mentre pure si chiedeva se fosse già uscito Covid-20 per PS4, oppure se fossimo ancora fermi a Covid-19, che è sicuramente molto carino, ma in alcuni livelli è noioso, come quando vai avanti e indietro nel corridoio di casa tua, come un felino nella gabbia di uno zoo, anche se altri livelli sono decisamente divertenti, come quando puoi decidere di scappare dalla polizia che ti bracca fuori dal Carrefour perché non hai l'autodichiarazione con te, e si chiedeva se quindi la Sony stesse aspettando la PS5 per lanciare Covid-20, in cui si vocifera - ma la trama è segreta - che puoi decidere se impersonare un anziano o immedesimarti direttamente nel virus (nel primo caso lotti per sopravvivere, nell'altro lotti per replicarti, cioè, alla fine anche tu in quanto virus lotti per sopravvivere), e addirittura nelle fasi finali puoi assumere il ruolo, a scelta, o di Crisanti o di un misterioso vaccino americano tipo Amuchina e vieni iniettato in vena di un essere umano (con una grafica spettacolare, quando viaggi nel sangue a ottocento chilometri orari) e quando meno te lo aspetti incontri il virus cinese contro il quale devi combattere o con il quale ti puoi eventualmente alleare se hai reconditi scopi pluto-complottistici, mentre Doppiovubi così rifletteva, si ricordò improvvisamente di aver dimenticato - esattamente, si ricordò di aver dimenticato - di spiegare ai suoi tre lettori cosa realmente intendesse dire col post precedente, e quindi si disse, questo sabato lo farò, cioè lo spiegherò.

Una volta definito, come da post precedente, un nuovo paradigma di pensiero, il c.d. 'agnellismo' (che non è una concezione della vita orientata ad arricchirsi in modo spropositato mediante la costruzione e la vendita di automobili), ecco che Doppiovubi teorizza il seguente principio:

La più rivoluzionaria forma di disobbedienza è l'obbedienza assoluta.

Il che sembra essere un paradosso, ma - ovviamente - non lo è.

Se ci riflettete un attimo, il 'potere' si fonda su un presupposto, cioè che chi è subordinato rispetto al potere sia insofferente al potere medesimo. Il subordinato desidera la libertà, altrimenti non sarebbe subordinato. Ne deriva che se non desideri la libertà non sei subordinato. Il padrone è tale nella misura in cui il servitore lo consideri come padrone, ossia esista una tensione tra l'uno e l'altro, una tensione per cui da una parte abbiamo uno dei due poli che desidera mantenere lo status quo, e l'altro che desidera sovvertirlo (al punto da agognare addirittura il sostituirsi al padrone stesso). Il polo-padrone è qualificabile come tale, e si auto-qualifica, e si percepisce, come colui che comanda chi non vorrebbe essere comandato. Se chi viene 'comandato' vuole essere comandato, non abbiamo più un rapporto di subordinazione, bensì qualcosa di molto diverso; ma se abbiamo qualcosa di diverso, il rapporto cambia la sua natura, e se il rapporto cambia la sua natura, il padrone non può più dirsi tale, e dunque, se non abbiamo più un padrone, non abbiamo più nemmeno un subordinato. Ne deriva che se il subordinato vuole essere tale, oppure (che è altra guisa per esprimere lo stesso concetto) non desidera emanciparsi, il padrone perde tutto il suo potere. Un po' come si verifica nel rapporto tra capitalista e lavoratore: il lavoratore desidera emanciparsi e arricchirsi, ha una tensione verso uno stato diverso da quello attuale. L'equilibrio tra i due poli si mantiene se ciascuno va in una direzione diversa, ma se vanno entrambi nella stessa direzione (mantenere lo status quo), l'equilibrio si rompe, e il rapporto di potere si incrina fino a dissolversi. I 'lavoratori sfruttati' rimarranno per sempre tali fino a quando - e soltanto fino a quando - continueranno a scendere in piazza per protestare (in realtà il capitalista - che ha capito questo principio - vede con favore la lotta sindacale, in quanto va a legittimare la sua stessa supremazia, e quindi, sotto sotto, il capitalista caldeggia Marx, e difatti lo vede pubblicato volentieri, e lo racconta -male- nei salotti-bene). In altri termini: un'entità, per affermarsi e distinguersi, deve avere un'altra entità che vi si oppone, o comunque che esprime un'idea complementare. Altrimenti è come giocare un campionato con una squadra sola (che è poi il sogno inconfessato di ogni interista): il campionato perderebbe di senso.

L'agnellismo ha questo di diverso rispetto alla teoria gandhiana: mentre l'avvocato indiano, il Bapu (non il Papu) usava la non-violenza come strategia intermedia e strumentale a ottenere la libertà del suo popolo, l'agnellismo è molto, molto più radicale. L'agnellismo arriva all'annichilazione completa dello stesso desiderio di emancipazione. Si tratta dunque di una totale sottomissione volontaria. Non c'è, nella mente del subordinato, la più piccola scintilla di desiderio di cambiamento. Nonostante la totale subordinazione provochi, in ultima analisi, la dissoluzione del potere, nemmeno quello è un 'desiderio' dell'agnellista, bensì un effetto automatico - e indipendente dalla volontà del subordinato, appunto - della carenza di qualsiasi elemento conflittuale. Il terremoto non 'vuole' radere al suolo i palazzi, ma di fatto questi ultimi crollano, a causa del terremoto medesimo.

Eccoci dunque pervenuti a un livello superiore di astrazione, che giustifica 'a monte' il funzionamento dei principi su cui si fonda l'agnellismo. Il conflitto in generale, ogni conflitto, si alimenta di se stesso. Il Male, per continuare a essere tale, ha bisogno di un'opposizione. Il Bene, se si oppone al Male, non è più il Bene, e si trasforma nel Male, così alimentandolo. Il Bene, se non vuole trasformarsi nel Male, non vi si oppone.

L'agnellismo propone qualcosa di simile, lo avrete capito, a un'idea già espressa da Qualcuno che, molto tempo fa, suggerì, controintuitivamente, di amare il nemico.

(segue)

W.B.


 

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