Io faccio schifo, tu fai schifo.

E Doppiovubi ha assistito a questo scorcio di vita, Una mamma con il suo iPhone e con il suo bambino nel passeggino che la guarda ricevere e inviare, inviare e ricevere, e il bambino aspetta il momento in cui sarà il suo turno, di ricevere e di inviare messaggi dalla mamma e alla mamma, e intanto la mamma (e non soltanto lei, questo è il problema), inconsapevolmente gli sta insegnando cosa è normale fare, e quando il bambino crescerà presterà attenzione a uno schermo anziché agli esseri diciamo umani, perché lo ha visto fare, e la mamma ha i suoi consueti tatuaggi, e la mamma ha grandi, enormi occhiali da sole, e la mamma è così annoiata, così annoiata, e la mamma guarda in direzione di un cassonetto dell'immondizia, il cassonetto dell'immondizia ha attirato la sua attenzione, è uno stimolo superiore alle notifiche e superiore al suo bambino che attende il suo turno per comunicare. Doppiovubi guarda il bambino, che guarda la mamma, che guarda il cassonetto.
E a guardare all'interno del cassonetto vi è -ripiegato su se stesso- una specie di zingaro, un soggetto sicuramente appartenente a una categoria sociale non di elite, un frugatore della spazzatura. Il frugatore fruga nell'immondizia, il frugatore cerca qualcosa, tra i rifiuti, che abbia un valore, per sé o per altri. Il frugatore cerca nel cassonetto. Non è divertente cercare in un cassonetto. E' sicuramente più 'divertente' inviare una faccina.
La mamma attende il momento preciso in cui passa Doppiovubi per pronunciare due parole, e quindi pronunciare le due parole per farsi sentire da Doppiovubi, e in effetti Doppiovubi ascolta, e le due parole della mamma che guarda il frugatore sono esattamente
che schifo.
E così Doppiovubi si è preso la sua quotidiana coltellata nel cuore, e mentre il frugatore aveva tutte e due le braccia, in tutta la loro lunghezza, all'interno del cassonetto, per arrivare più in fondo, al cuore del cassonetto (cit.), e frugar meglio, Doppiovubi-regista-di-se-stesso si è fatto il solito film mentale di dire alla mamma, Fai schifo tu, tu fai schifo, e poi Doppiovubi ha pensato, Prima o poi lo dico per davvero e non lo penso e basta, e Doppiovubi non sa fino a quando riuscirà a tacere, ah, l'articolo 21 della Costituzione, che se Doppiovubi non erra, rimembra ancora, così recita: "Nessuno ha il diritto di manifestare liberamente il suo pensiero, né con la parola, tanto meno con lo scritto e in ogni caso con nessun altro mezzo di diffusione.".
Poi Doppiovubi ha pensato Faccio schifo io, a vivere in un mondo dove un essere umano fruga nell'immondizia, e un altro essere umano dice che schifo al primo essere umano, e l'altro essere umano maneggia un telefono da ottocento euro, e io vedo il primo che fruga, ascolto l'altro che giudica, e non dico niente, e non faccio niente. Io - Doppiovubi - faccio schifo. Sono io a fare schifo.
E allora Doppiovubi ha pensato Devo scrivere tutta questa roba sul blog, non per non fare più schifo, la schifezza ormai è divenuta ontologica - con buona pace di Parmenide - e irreversibile, ma perché è giusto farlo, è il minimo che si possa fare, quando uno fa schifo la miglior cosa che possa fare - e che quindi debba fare - è dirsi Faccio schifo.

W.B.

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