George e Doppiovubi (3)
Qualche giorno
fa, Doppiovubi - alla ricerca (fruttuosa) di un importantissimo libro di Max
Planck - passeggiava tra gli scaffali della biblioteca del dipartimento di
matematica di Padova, e contestualmente osservava gli studenti, questi giovani studenti
chini, in parte sulle loro
calcolatrici scientifiche (10%), in parte su libri ricolmi di formule (10%), in
parte sui loro amati telefonini (80%).
Il primo venti
per cento dei cosiddetti 'studenti' ha fatto pena a Doppiovubi, pena in senso
buono, perché mentre erano chini
tenevano - in posa plastica e classica - la mano sulla fronte, come se,
fisicamente, dovessero trattenere la (naturale) fuoriuscita di nozioni. In
buona sostanza, già mentre apprendevano - e apprendere è faticosissimo - erano
preda della preoccupazione di perdere ciò che stavano apprendendo.
Ah, già, la
memoria.
Pena, perché il
sistema di apprendimento del mondo occidentale moderno (dalla scuola elementare
fino al master) tratta l'uomo discente
come se la sua testa fosse una palla dentro la quale ficcare informazioni. Più la modernità diventa moderna, e quindi
più la modernità si identifica con la tecnologia, più la metafora
cervello-computer diventa credibile e creduta - anche se è completamente
sbagliata (*) - e più il modello 'palla
da riempire di informazioni' diventa il
modello di apprendimento. Dato che la società moderna si basa sul criterio
della quantità, criterio che è tanto venerato quanto è infimo e rozzo, anche il
modello di apprendimento umano, per coerenza, si basa (si deve basare) sulla
quantità. Devi apprendere un numero di informazioni sproporzionato. La competizione ti spinge a sapere sempre di più (più cose sai, più vali, più vali
più guadagni, più guadagni più spendi, più spendi più sei felice). Naturalmente tutto questo genera ansia, sei terrorizzato dal deficit di memoria, dal perdere quello
che hai faticosamente ficcato a forza nella
tua testa. Come fare a impedire che se ne esca? E se dovesse mai scappar fuori,
come farò? Oddio, dimenticherò tutto quello che ho imparato, non troverò il lavoro a tutele crescenti, non mi
concederanno il mutuo quarantennale,
e non potrò mai essere felice. Devo assolutamente trovare un modo per
imbrigliare e sigillare le informazioni dentro il mio povero e stremato
cervello.
Ah, già, la
memoria.
Doppiovubi ha
un'idea di apprendimento sua propria e originale, basata sulla qualità delle
informazioni e non sulla quantità di esse. Occorre comprendere, e quindi
sapere, poco, pochissimo. Essere padroni di un numero esiguo di principi generalissimi, in tutti i rami
del sapere umano. Non ha alcun senso ricordare milioni di item. Ha senso, invece, capire e ricordare i fondamenti della
conoscenza, e da essi, in modo deduttivo, ricavare modelli di interpretazione e
previsione degli infiniti casi particolari. La sintesi - la tanto sbandierata
sintesi - che serve a dire in poche parole quello che potrebbe essere detto in
mille pagine, è del tutto inutile. Quello è il riassunto, il bigino, il compendio.
Non ci interessano. Quando noi 'studiamo' per davvero, dobbiamo armarci di
fucile, armatura e viveri, e addentrarci in centinaia di migliaia, milioni di
parole, a caccia dei principi
generali (e solo di quelli), quelli che tengono in piedi tutto il sistema della
conoscenza, e tramite i quali tutto il sistema della conoscenza può essere
capito, e dai quali tutto il sistema della conoscenza deriva. La vera sintesi
si ottiene estrapolando i principi, i mattoni solidissimi del sapere. Dico a caccia perché ormai i principi
generali sono nascosti e celati nella foresta della cosiddetta conoscenza, e
per scovarli occorre districare fogliame di particolari inutili, attraversare
paludi di opinioni egoiche, scalare montagne di insulsaggini. Ma una volta che
li avremo trovati, i principi, e riconosciuti, li metteremo nel nostro zaino e
li porteremo a casa con noi. Non ci scapperanno più. Abbiamo trovato l'oro.
Quella è la vera
saggezza.
E adesso sì,
possiamo cominciare a parlare di meccanica quantistica.
(segue)
W.B.
(*) Come il
mitico A.B. ha giustamente rilevato sul Frecciarossa 9722.