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Visualizzazione dei post da agosto, 2015

La ricerca della felicità (33)

Ma c’è una domanda ancora più ‘a monte’ – c’è sempre una domanda più ‘a monte’ – rispetto a quella per cui se le persone non vogliono cambiare , abbia senso o meno alzare il dito indice e suggerire loro Scusatemi, secondo me state sbagliando. Riassumiamo per i più distratti: dapprima Doppiovubi ha rilevato l’assurdità e l’ottusità di questa bella SdO (Società dell’Orrore) moderna; poi l’ha denunciato, a modo suo; poi si è accorto che le persone – quasi la totalità delle persone - che compongono la SdO è contenta così , e preferisce vivere così. Doppiovubi, con espressione forse esagerata, ha parlato di salvezza , e ha detto che costoro non vogliono essere ‘salvati’. Tu uccidi a pugni in faccia un secondino, poi un altro, poi scardini una serratura, disattivi un impianto di allarme, corri per i corridoi bui, uccidi con un taglio alla gola un altro sorvegliante – come Ethan Hunt all’inizio di Ghost Protocol , anche se lui il coltello non lo usa mai – e arrivi alla cella, il tuo obiett

La ricerca della felicità (32)

Già, la domanda è proprio quella allora, la domanda preliminare , tutto deve sempre cominciare con una domanda, si può salvare uno che non vuole essere salvato ? E, come chiederebbe un bambino piccolo, con un perché dentro un altro perché, si può salvare chi non crede di dover essere salvato ? La percezione di chi estrae il telefonino come la cosa più importante del mondo è quella di chi sta facendo la cosa giusta. Costui si sente felice, con il suo Samsung che emette i fischioni dei messaggi in continuazione, un Samsung sempre più lungo e largo, una specie di padella di telefono sta diventando, una volta ho visto un nero (?) che telefonava con un tablet appoggiato all'orecchio e il tablet era più grande della sua testa nera. Quindi, tornando a noi, se uno si sente felice , è felice o crede di essere felice ? La domanda non è peregrina, perché questo è il post numero trentadue sulla ricerca della felicità, di quella cosa lì stiamo parlando. Se uno si sente felice a mangiare un pia

La ricerca della felicità (31)

Doppiovubi aveva profetizzato - le profezie di Doppiovubi non si avverano mai, non ne azzecca una neanche per sbaglio - che prima o poi, comunque abbastanza presto, il genere umano si sarebbe in qualche modo risvegliato all'assurdità dell'abuso - ma anche dello stesso uso - dei social networks e d'improvviso, o gradualmente, ma più facilmente d'improvviso, il singolo, e poi un altro singolo, e poi un altro ancora, avrebbe avuto un rigurgito di auto-consapevolezza e si sarebbe detto, ma che cazzo sto facendo , e dapprima avrebbe depositato, con gesto incerto, lo smartphone in tasca, o nella borsa, e poi si sarebbe risolutamente cancellato dal network , essendo finalmente giunto a comprenderne la dipendenza patologica, e in qualche modo sarebbe riuscito a liberarsene, e poi il moto di liberazione sarebbe diventato collettivo, magari per moda e per imitazione, ma in certi casi il fine giustifica i mezzi, e lentamente tutti quanti, o quasi tutti, avrebbero abbandonato i so

La ricerca della felicità (30)

E il sabato 4 aprile 2015 Doppiovubi aveva dunque strangolato con del filo di ferro James Watt, per salvare l'Umanità. Aveva assestato un pugno in faccia a David Hume, il quale era crollato al suolo esanime. La sua pinguedine e la sua stazza non gli avevano consentito di reagire, in alcun modo. Dunque James Watt era morto, irrevocabilmente morto . Stando ai precisi calcoli di Doppiovubi, tutto ora sarebbe cambiato. La tecnologia non si sarebbe impossessata delle nostre vite. Mai più. Arrivò il 5 aprile, e poi il 6 aprile, e poi maggio, e poi giugno e luglio, poi venne agosto. Quasi cinque mesi attese speranzoso Doppiovubi. Non scrisse niente per non alterare gli equilibri spazio-temporali. Semplicemente, attese. Nel frattempo perse quasi tutti i suoi fidati - mica poi tanto fidati, a posteriori - lettori. Vatti a fidare. Non hanno pazienza. Non mi meritano, non ti meritano, Doppiovubi. E finalmente il 24 agosto 2015 Doppiovubi pensò che c'era qualcosa che non era and