Il Barackone.


E così, alla fine, Mitt Romney, il pimpante sessantacinquenne del Michigan, è stato eletto quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Barack Hussein Obama II gli ha subito telefonato, come per tradizione, ammettendo la propria sconfitta e facendogli gli auguri - abbastanza sinceri, sembra - per il mandato.
Si è trattato di una sorpresa, in realtà, perché i sondaggi davano Obama come quasi certo vincitore. Gli Stati più importanti, quelli decisivi (i c.d. “Grandi Elettori”) hanno votato inaspettatamente, e per di più compattamente e in massa, per Mitt Romney. E’ apparso subito chiaro che Obama non avrebbe avuto alcuna chance di essere rieletto.
Al neo-eletto Presidente Romney spetta da oggi l’arduo compito di combattere la crisi economica che attanaglia gli Stati Uniti, e, in particolar modo, la gravissima disoccupazione. Non sarà facile.
Obama, hanno autorevolmente chiosato i primi opinionisti politici ed economici, paga le mancate riforme, nonostante le roboanti promesse di quattro anni fa; lentamente, ma inesorabilmente, il Presidente ha perduto consensi, fino alla pesante sconfitta odierna.
Si è dunque trattato – commenta ora Doppiovubi – di una breve parentesi (anche sotto il non trascurabile e simbolico profilo del colore della pelle del Presidente) democratica. In effetti Romney, anche esteticamente, incarna meglio la tradizione americana.
In qualche modo, gli U.S.A. sono tornati alla “normalità”.
* * *
Quelle sventolate bandierine a stelle e strisce, quei balli, quella musica, quell’esaltazione, ingenerano in Doppiovubi una certa e profondissima compassione e uno spontaneo moto di amore nei confronti di quei milioni e milioni di stolidi e incolpevoli burattini, meri numeri - servi che servono a far numero e a conferire potere, inneggianti allegramente a una illusoria democrazia inventata oscuramente a tavolino da altri, marionette carnee del tutto inconsapevoli della loro totale mancanza di qualsiasi libertà (avesse vinto l’uno o l’altro, il discorso non cambierebbe). Ignari figuranti, miseri protagonisti – pagliacci, loro malgrado – danzanti sotto un vero e proprio tendone da circo, dove i padroni del baraccone - che coi loro lucidi cappelli a cilindro rimangono dietro le quinte a contare smisurate montagne di dollari - non si vedono mai. 


W.B.

Commenti

Anonimo ha detto…
Notevole, realista e coraggioso post, debordianamente corretto. Solo a pensare ai miliardi di euro buttati in campagna elettorale con l' America al collasso delle imprese ci sarebbe da pensare che in questo tempo, oltreoceano, si riesce a festeggiare con le zucche vuote due volte in una settimana...

Paolo
Anonimo ha detto…
Il denaro non esiste. Finira', come altri strumenti piu' primordiali e accantonati. I 'ricchi'(che si credevano furbi come ben illustrato ne il Tallone di Ferro) verranno spremuti dalle patrimoniali, i politici, lasciati con banchieri, ricchi, borghesi, al caos delle masse inferocite (bella l'immagine di un vecchio Kohl, ormai in carrozzella, privato delle sette auto di scorta e pronto per un colpo alla nuca, una grandinata id calci, uno stupro anale, ogni genere di irrazionale vendetta del Nulla sul Nulla.

E' la Bestia baby... e' la Bestia.

Dicono che cadra'.

Post popolari in questo blog

Allahu Akbar.

Come si scrive un'enciclopedia

Quasi tutti i TV erano chiaramente sintonizzati su Telereporter