Io non lo so, se ci ritorno su Ork

Tanto tempo fa, su un pianeta molto lontano, viveva un gruppo di amici. Un bel giorno decisero di rinsaldare la loro unione. Dato che ciascuno di loro aveva capacità peculiari, pensarono di creare un'organizzazione, con diritti e doveri. Così ragionavano: unendo le nostre forze, ci aiuteremo vicendevolmente, vivremo meglio, e saremo più felici. Alla sera, terminate le loro occupazioni e dopo aver consumato la cena, si riunivano in assemblea, e mettevano per iscritto le regole del loro futuro sodalizio. Non tutti erano sempre d'accordo, spesso si litigava, ma alla fine si raggiungeva sempre una soluzione consensuale. Dopo qualche tempo, quando tutte le regole furono scritte, gli amici arrivarono alla decisione finale. Chi farà applicare le regole che abbiamo creato, si chiesero. Ci vuole pur qualcuno che le faccia rispettare, concordarono. Dobbiamo delegare qualcuno di noi, proposero. Ma dato che c'era chi diffidava, si pensò di nominare un amministratore esterno al sodalizio.
Così sarà imparziale, e tutti erano d'accordo su questo punto.

Fu dunque scelto un uomo che non era amico di nessuno, ma che tutti stimavano molto per le sue ineguagliabili capacità, per la sua onestà, per il suo senso del dovere. Gli attribuirono ampi poteri, e decisero di sottomettersi alla sua volontà, perché lui avrebbe applicato le regole che loro stessi si erano imposti. L'amministratore iniziò a lavorare alacremente al progetto, e gli amici erano assai soddisfatti del suo operato. La società funzionava perfettamente, gli amici, così organizzati, guadagnavano molto denaro ed erano tanto felici.

Qualche anno dopo, l'amministratore cominciò a compiere atti che non piacevano al gruppo di amici. Costoro protestarono vivacemente, alcuni di loro chiedevano addirittura di cambiare amministratore. Lo convocarono dunque davanti all'assemblea plenaria e lo sottoposero a un serrato interrogatorio.

Tu non stai facendo il nostro interesse!

Non è vero, io sto applicando le vostre regole nell'interesse della vostra società.

Ma di fatto tu non stai facendo il nostro interesse, le cose ci vanno molto male.

Lo vedo anch'io che a voi le cose vanno molto male, ma io devo fare l'interesse della società, non il vostro.

Ma NOI siamo la società!

No, una cosa siete voi, come singoli, un'altra cosa è la vostra società.

Ma la società non esiste!

Certo che esiste, l'avete creata voi.

Sì, ma è fatta di persone, e le persone siamo noi.

No, la società è qualcosa di diverso dalle persone. E' più importante la società.

Allora ti ordiniamo di andartene, sceglieremo un altro amministratore.

Non potete farlo, perché le regole non lo prevedono.

In effetti gli amici si erano dimenticati di prevedere la regola secondo cui, se l'amministratore fa l'interesse della società, ma è sgradito ai soci, può essere rimosso. Pensarono di introdurre questa nuova regola, ma non potevano farlo, perché c'era un'altra regola che diceva che non si potevano introdurre nuove regole. Tristemente ne presero atto e, a capo chino, tornarono alle loro case.

E fu così che il cattivo amministratore, che faceva molto bene l'interesse della società, anche se non si curava affatto dell'interesse dei soci, rimase al suo posto, a comandare indisturbato, per anni e anni.

W.B.

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