Driiin.

Mentre Doppiovubi si sta dedicando con estremo entusiasmo (in senso etimologico) all'approfondimento del concetto di 'concetto' (e quindi di 'astrazione' - in filosofia e in matematica - , e delle sue tenebrose distinzioni dalla 'generalizzazione', della 'intuizione', e del non mai risolto problema degli 'universali', che collega epistemologia e ontologia, da Aristotele, passando per la Scolastica, fino ad Heidegger, insomma, il lavoro di una ventina di esistenze terrene anziché di una), mentre Doppiovubi si dedica a tutto questo, vuole intrattenervi su un tema abbastanza poco 'astratto', seppur in realtà molto 'astratto' (ma nel senso di 'concreto', come il -sempre lucido- D. Fusaro spiega in un bel video su Youtube, nel quale difende l'insospettabile concretezza della filosofia contro l'astrattezza della scienza). 

Molti non apprezzano il calcio, nel senso di sport, non nel senso che non amano il gorgonzola (tranne il caso rarissimo - che confonde le acque - di un ipotetico tifoso dell'A.S. Giana Erminio Gorgonzola, dove si può dire che i due fenomeni curiosamente coincidano). Ad avviso di Doppiovubi, costoro non hanno ben compreso la potentissima valenza simbolica e astratta del calcio medesimo. E andiamo a illustrarlo con un esempio concreto, appunto (peraltro nell'imminenza della finale di Champions League).

Qualche giorno fa Doppiovubi ha seguito, a sprazzi, Villarreal - Manchester United, la finale di Europa League. 

Doppiovubi è arrivato quando eravamo già sull'uno a zero per gli iberici. Questi ultimi hanno segnato abbastanza presto, al 29'. Mancavano dunque 61' alla fine (più recupero, come si suol dire, con espressione invero priva di qualsiasi significato oggettivo, dato che, se poniamo il Milan sta perdendo, il recupero sarà di circa 1, o, al massimo, 2 secondi, mentre se i nerazzurri stanno perdendo - cosa che si verifica molto di rado perché vengono diciamo attuate opportune contromisure per tempo - il recupero sarà di svariate generazioni; ricordiamo che Inter-Catania, iniziata il 12 maggio 1806, era 0-1 per i siciliani al 90', ed è finita soltanto ieri sera 1-1, dopo duecentoquindici anni e rotti di recupero, con gol di Lukaku al 113.028.480' di recupero - non fate i conti, è giusto, fidatevi; nel frattempo sono morti 3 arbitri, che si sono succeduti nei 113.028.480 minuti di recupero; dopo il gol di Lukaku - un rimpallo fortuito nell'area piccola - l'arbitro ha subitissimo fischiato la fine della gara. E' anche vero, sotto il profilo dei record, che Tommaso D'Aquino, in uno scritto del 1271, narra di aver assistito personalmente al fischio finale di Lugdunum (l'odierna Lione) - Inter, cominciata nel 25 a.C. e terminata 2-2 (eravamo 2-1 per i Galli al 90') dopo quasi milletrecento anni di recupero, anche in quel caso con un gol di Lukaku, colpito incidentalmente alla nuca da un pallone vagante (i c.d. pallones vagantes medievali). Tuttavia non abbiamo prove certe di quanto sopra, a parte la parola di Tommaso D'Aquino, il quale, essendo stato, com'è noto, un tifosissimo della Juventus, (almeno) sotto questo profilo non può essere considerato completamente attendibile).

Mancavano dunque 61' - più recupero - alla fine (in Villarreal-Manchester United). 

Ovviamente, 61' sono maggiori di 60', o anche maggiori di 17', o anche maggiori di 2'. Non è una cosa difficile da capire: il numero 61 è maggiore di tutti i numeri che vanno da 0 a 60 (lasciamo stare i numeri relativi). Cioè: 61' sono 'tanti'. Ma 'tanto' è un concetto relativo. Se hai 61' minuti a disposizione, e devi lavarti i denti, sono tanti. Se hai 61' a disposizione, e devi laurearti, ab ovo, in matematica pura a Pisa, sono un po' pochini. Nell'ambito di una gara calcistica - a condizione, ripetesi, che non giochi l'Inter - 61', relativamente a 90', non sono pochi: sono più di due terzi. 

Il Manchester dunque aveva a disposizione ben 2/3 della gara per -almeno- pareggiare. E infatti Doppiovubi notava che gli inglesi palleggiavano, più o meno in orizzontale, tiki-taka, con una certa tranquillità e serenità. In altre parole senza ansia, senza frenesia, senza concitazione, come fossero stati sullo 0-0. Ed è stato questo calmo palleggio a far pensare Doppiovubi, a fargli progettare questo post, e infine a condurre alla vostra lettura di adesso. Ossia: la calma del Manchester ha causato la vostra lettura (espressione eziologicamente, anche se volutamente, erronea, ma suggestiva).

Doppiovubi ha pensato dapprima: ma se il Manchester fosse sullo 0-1, e mancassero non 61', bensì due minuti scarsi più recupero, se fossimo all'88'34'', essendo peraltro la finale di Europa League, il Manchester attaccherebbe con la medesima flemma? Domanda retorica, perché l'abbiamo visto mille volte: quando mancano pochi spiccioli di gara, tutti sotto a testa bassa, ventre a terra, totale frenesia, si battono punizioni con palla quasi in movimento, si mangia l'erba, si buttano palloni in mezzo, si sputa sangue, si verticalizza di continuo, il portiere sale sugli angoli, insomma, il tempo stringe, qui si rischia di perdere.

E allora Doppiovubi si è chiesto: dal punto di vista ontologico, che cosa distingue il minuto 30° dal minuto 88°? Assolutamente niente. Non è che il minuto 88° abbia una 'qualità intrinseca' maggiore, o comunque diversa, dal minuto 30° (e non vale dire: il 30' è diverso dall'88' perché è più vicino al 90': qui stiamo cercando le differenze assolute; la primavera del 1271, in senso assoluto e naturale, è uguale alla primavera del 2021). Entrambi i minuti scorrono allo stesso modo, entrambi contengono 60 secondi. Dunque, dal punto di vista logico, non c'è alcun motivo valido per cui la frenesia non ci sia già al minuto 30°, e ci sia soltanto al minuto 88°, oppure, se volete, il che è lo stesso, che la calma ci sia soltanto al minuto 30°, e non anche al minuto 90°.

In buona sostanza, che cosa osta al fatto che già al 30' il Manchester non abbia messo il ventre a terra, non abbia già messo la massima energia per recuperare?

Sgombriamo il campo da alcune possibili risposte sbagliate:

a) se attacchi subito a testa bassa, prendi il secondo gol in contropiede.

Sbagliato: l'argomento prova troppo; anche se attacchi a testa bassa all'88' puoi prendere il secondo gol in contropiede, e difatti succede spesso; anzi: se prendi il secondo gol all'88' è quasi irrimediabile.

b) se attacchi subito a testa bassa, consumi tutte le energie, e non arrivi in fondo.

Sbagliato: se attacchi subito - e segni il pari - evidentemente lo sforzo che fai prima, equivale a quello che faresti alla fine (anzi, è minore), ma con maggiori probabilità di segnare, mancando 61' minuti alla fine.

Resta dunque l'enigma: perché il Manchester, e praticamente tutte le squadre che vanno 'sotto', non mettono al 30' la stessa intensità che metterebbero all'88'? Anzi, gli allenatori, al 30' suggeriscono addirittura la 'calma', ai propri giocatori. State calmi, abbiamo tempo.

Ecco, la chiave è lì: abbiamo tempo, c'è tempo, c'è ancora molto tempo, siamo soltanto al 30', la partita è lunga, è ancora lunga.

Con un procedimento di 'astrazione' appunto, Doppiovubi ha pensato: gli esseri umani, anche fuori dall'ambito calcistico, continuamente pensano di 'avere tempo'. Per inciso, la c.d. Legge di Parkinson, in economia, si basa proprio su questo principio.

Questo significa, infine, posticipare. Non devo impegnarmi più di tanto adesso, c'è tempo. Perché dovrei giocare con la massima intensità, siamo solo al 30', ho ancora molto tempo. Incidentalmente, Doppiovubi ripete che qui non sta parlando di frenesia e fretta - che peraltro facilitano gli errori, e sono esse stesse errori - ma di impegno e intensità, concentrazione e dedizione. Doppiovubi guardava il Manchester del 30', e non vedeva nessuna di queste caratteristiche, nel gioco degli inglesi. E nel frattempo pensava alle attività umane, al fatto che gli esseri umani posticipino continuamente l'impegno e l'intensità, in qualche modo 'risparmiando le energie' per un ipotetico 'dopo'. 

Nel corso dell'esistenza umana, ci sono attività che devono essere fatte, e altre che possono essere fatte. Non stiamo qui a discutere dove si situi la linea di confine, se sia soggettiva o meno, questo implicherebbe un'altra ventina di esistenze terrene. Ma certamente una linea di demarcazione c'è.

Per cui alcune attività devono essere fatte. Eppure gli uomini, per certi versi inspiegabilmente, tendono a rimandarle, tanto c'è tempo. Dalle più banali alle più importanti sotto il profilo esistenziale. Lo faccio dopo. Ma dato che - è il presupposto - devono essere fatte, non c'è alcun motivo logico per cui non debbano essere svolte prima, così come non c'è alcun motivo logico per cui il Manchester non debba mettere al 30', per pareggiare, la stessa intensità che metterebbe, metterà, avrebbe messo, al minuto 88°.

E si consideri, inoltre, che tu sei sulla giostra, stai girando, tutto sommato ti diverti - ma potresti anche avere la nausea (e, in ogni caso, speri che ti passi e che il divertimento ritorni), e improvvisamente il Gestore della giostra suona la campanella, drin drin, e devi scendere. E tu Ma come, la statistica dice che la durata della corsa è di circa 81 anni, com'è che sta suonando ora? E il Gestore Suona adesso perché lo dico io, e tu, Ma devo ancora fare alcune cose importanti, e il Gestore Perché non le hai fatte prima?

Già, perché non le hai fatte prima?

Perché 'tanto avevi tempo'.

Un'ultima osservazione, non del tutto irrilevante: per chi non lo sapesse, il Manchester United ha perso.

W.B.

Post popolari in questo blog

Allahu Akbar.

Come si scrive un'enciclopedia

Quasi tutti i TV erano chiaramente sintonizzati su Telereporter