Il piolo nero.

Prima o poi, nel corso della propria vita, ci si accorge di un fatto importante: non esiste un solo modo per descrivere un fenomeno. Lo stesso fenomeno si può - si deve, in un certo senso - vedere, interpretare, in molti modi diversi. Questo significa, tra le altre cose, che - quasi sempre - non esiste una sola risposta a una domanda, ma tante risposte quante sono le descrizioni possibili. Ci sono descrizioni più interessanti, e altre meno interessanti. Non sono tutte uguali, quanto a importanza.
Quando si scopre il concetto lato e astratto di sinonimia, se ne può fare un buon uso, a seconda dell’intelligenza del soggetto pensante.

Dunque, una possibile domanda - tra le tante - è la seguente: in che cosa consiste il contenuto della vita degli esseri umani? che cosa fanno gli esseri umani, da quando escono da un utero (in realtà anche prima) a quando si spengono?
Una descrizione interessante, feconda e importante è la seguente: tutti gli esseri umani, per tutto il corso della loro esistenza, fanno continuamente una cosa e una cosa soltanto: spostano cose. Non fanno - non facciamo - altro. Con l’espressione generica “cose” intendo “enti”, non necessariamente materiali. “Cose”, però, mi piace di più, anche se scrivere “fanno una cosa, spostano cose” non è elegante.

Spostiamo cose. Spostiamo cibo da fuori di noi, lo facciamo transitare dentro di noi, e poi lo spostiamo fuori da noi. Spostiamo liquidi in noi, attraverso noi, nello stesso modo. Spostiamo soldi - tutti i rapporti giuridici civili sono spostamenti di cose - da un luogo a un altro, da un soggetto a un altro. Spostiamo lo sporco da noi a un luogo lontano da noi. Spostiamo quello che non ci serve più allo stesso modo. Spostiamo la polvere da un luogo a un altro. Quando parliamo spostiamo la bocca, la lingua, le corde vocali, i muscoli facciali e non, e così spostiamo aria, il che produce un suono che viene forse percepito e forse decodificato se c’è un decodificatore nelle vicinanze. Spostiamo un seme dentro di noi a un altro luogo (un luogo specifico in un momento specifico), e qualche volta questo spostamento genera un altro essere umano. Spostiamo sangue dentro di noi che serve a far funzionare tutto quanto, spostiamo segnali dentro di noi, spostiamo impulsi elettrici, spostiamo atomi e molecole dentro i nostri tessuti. Spostiamo il nostro corpo, parti del nostro corpo, e così spostiamo l’aria che andiamo a occupare, o l’acqua se ci troviamo immersi in essa. Spostiamo idee dal nostro cervello - anzi, soltanto spesso soltanto informazioni, purtroppo - dal nostro cervello a fuori da noi, consegnando queste informazioni a un supporto - come un hard disk di Google sul quale esiste questo post - oppure direttamente a un altro essere umano, mediante parole, suoni, immagini, combinazioni di essi. E poi spostiamo lo stesso nostro corpo al fine di comunicare. Spostiamo le nostre labbra su qualcuno, per trasmettere un sentimento. Spostiamo aria - molecole di ossigeno, azoto e poco altro - da fuori di noi a dentro di noi, e poi ancora fuori. Spostiamo gli occhi, spostiamo lo sguardo, e così percepiamo immagini luminose, e ne spostiamo i corrispondenti segnali al nostro cervello. Spostiamo idee da fuori di noi a dentro di noi, e questo particolare spostamento si chiama memorizzazione, che duri dieci secondi o una vita, e dunque conoscenza. Spostiamo e con questo facciamo ordine. Spostiamo per costruire - una costruzione, meccanica o elettronica - non è nient’altro che uno spostamento di alcune parti in un insieme ordinato che abbia una funzione, niente di più o di diverso: spostiamo pezzi perché formino una macchina più o meno complessa, poiché una macchina - altra ridefinizione interessante - non è nient’altro che il frutto dello spostamento di certi specifici pezzi in un certo specifico luogo. Qualsiasi “lavoro” non è altro che uno spostamento, più o meno complesso.

Non facciamo altro che spostare.

I meno intelligenti tra voi penseranno che si tratti di osservazioni banali e scontate. Quelli ancora meno intelligenti me lo diranno, me lo faranno sapere, che sono osservazioni banali e scontate. Che cosa mi viene dal sapere che sto spostando - letteralmente, considerando la “s”, “cambiando posto” - cose da quando sono nato? A che cosa mi è utile ?
Quelli un po’ più intelligenti ci ragioneranno sopra. Penseranno a questo fatto, che è tanto più importante in quanto riguarda tutti, e ci riguarda sempre e continuamente. E da questo fatto, mediante una serie di ulteriori ragionamenti, coloro i quali sono davvero intelligenti potranno trarre conseguenze fondamentali, che riguardano lo spazio - appunto - e il tempo, e il senso stesso delle nostre esistenze. Ma per quegli ulteriori ragionamenti, occorre spostare alcune idee nel posto giusto, in uno schema dentro il nostro cervello. 
Perché ragionare è, ancora una volta, spostare una certa cosa al posto giusto. 
Perché il punto centrale è proprio questo: il posto giusto.

W.B.


p.s.: qualche simpatico lettore ha colto un fatto, che l’ultimo post è per così dire evaporato, cioè è stato spostato dall’hard disk di Google a un altro posto - quale? e “cancellare” qualcosa che tipo di spostamento implica? e secondo il postulato fondamentale di Lavoisier, è poi davvero possibile “cancellare” un post? Quella cancellazione - spostamento - è l’esito di un bizzarro esperimento di Doppiovubi, cioè chi legge legge, poi i post vengono distrutti (soprattutto quelli vacui), o meglio spostati, e se non sono stati letti, pazienza, una forma di morte dell’idea, morte materiale ma non conoscitiva. Prima che questo post subisca la stessa sorte, spostatelo, se vi interessa, muovetelo in un altro luogo, oppure lasciatelo lì, nella vostra memoria, in attesa che - prima o poi - venga dimenticato per sempre.

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