Waiting for the Death.
Davanti
alla finestra di Doppiovubi, al secondo piano, di là dalla strada, c'è un
edificio, e dato che ogni tanto Doppiovubi guarda fuori dalla finestra,
Doppiovubi vede davanti a sé l'appartamento situato al secondo piano
dell'edificio di fronte. Non è voyeurismo, è che si trova davanti a te, dritta in
linea d'aria, o chiudi gli occhi o lo vedi.
Orbene
questo appartamento è abitato da una coppia di anziani. Lui è molto operoso,
attivo, energico. Praticamente è sempre in movimento come una formica. Però si
muove soltanto dentro il suo formicaio, che rappresenta tutto il suo mondo. Continua a
pulire, lucidare, controllare, spostare, ordinare, pulire, ripulire, ordinare,
spostare, lucidare. Si sveglia prestissimo, si veste come se dovesse uscire, è
pettinato, sembra pulito, presumo profumato, e poi comincia a muoversi dentro il suo
personale formicaio. La sua occupazione preferita è quella di guardare giù in
strada. Ogni trenta-quaranta secondi si affaccia alla finestra, e guarda giù.
Guarda a destra, guarda a sinistra, controlla, scruta, come se dovesse
succedere qualcosa. Come se potesse succedere qualcosa. Ovviamente non succede
niente, passa qualche tram, qualche macchina. Persone che camminano. Lui si
affaccia, controlla, poi torna dentro. Pulisce, lucida, ordina. Poi si affaccia
di nuovo. Così, compulsivamente, tutto il giorno, tutti i giorni. La sua casa,
la sua casetta, ha quei metri quadri, da qui non so quanti siano, saranno
ottanta, novanta, ma lui li ha organizzati come meglio poteva, il criterio è
quello della prevedibilità. Tutto è come era prima, ieri, un anno fa. La
conservazione, la ritenzione, il controllo. Mantenere le cose come sono. Sembra che quando si
affaccia stia aspettando un attacco nemico al suo piccolo mondo. Come se degli entropici
nemici potessero insidiare l'ordine faticosamente costruito negli anni. Nessun nemico, so far,
so good. Fin qui siamo salvi, non sta succedendo niente. Superficialmente uno
potrebbe pensare che l'affaccio del nostro uomo sia finalizzato alla speranza
che ci sia qualcosa di nuovo. In realtà Doppiovubi si è convinto del fatto che
l'affaccio nasconde la speranza che non
ci sia niente di nuovo. La minaccia, il fronte sud, quello sulla strada,
quello dalla strada, deve essere verificata continuamente, per potersi
preparare. Niente di nuovo sul fronte meridionale. Torniamo dentro a spolverare
e a rimettere le cose a posto. Ovviamente, visto che ogni giorno si verificano
migliaia di affacci, il nostro uomo pulisce il davanzale con una frequenza drammatica. Il vetro è assolutamente perfetto. Anche la soglia di marmo sotto
la ringhiera è oggetto di continue lucidature. Almeno venti-trenta volte al
giorno lo vedi chino a pulire la soglia di marmo, a spolverarla. Poi chiude e
tira le tende. Perché le tende devono essere chiuse. Il Nemico non deve vedere
cosa succede qui. Dopo un minuto tira la tenda, guarda attraverso il vetro,
apre la finestra, si affaccia, guarda giù, a destra e a sinistra, chiude la
finestra e torna a pulire e a ordinare. La moglie del nostro uomo rappresenta una specie di
sua appendice, lo segue da una stanza all'altra. E' una nanetta molto
appesantita ma che si muove agilmente. Anche lei è operosa, ma il comandante è lui, ovviamente. Il
comandante di un piccolo esercito, costituito soltanto da due unità, il comandante e la
sua soldatessa, ubbidiente e fiduciosa. Lei non si sporge mai. Solo il comandante
fa la vedetta. Il nostro piccolo esercito ha acquistato infissi over-the-top,
per loro è stata una spesa cruciale, la più importante, essenziale per la loro
stessa sopravvivenza. Ovviamente non hanno badato a spese. Sono porte-finestre
che si aprono in tutte le direzioni possibili, a metà, oblique, per intero,
puoi farci mille combinazioni. Per il nostro esercito è essenziale avere
aperture al Nemico funzionali e funzionanti.
Ieri sera
verso le ore diciotto è successa una tragedia. Il nostro uomo si avvicina alla
tenda, come aveva fatto trenta secondi prima, scosta la tenda, guarda giù, apre
la finestra, si affaccia, guarda in strada, a destra e a sinistra, tutto ok,
nessuna minaccia, poi richiude la finestra.
La finestra
non si chiude.
Il nostro
uomo comincia ad agitarsi. Chiama la moglie, la quale accorre immediatamente.
Il meccanismo di chiusura della porta-finestra ha un problema. Si muovono
freneticamente, come se si trattasse di un'emergenza sanitaria. Lui prova le
altre combinazioni di chiusura, prova e riprova, prova ad aprire la parte
superiore, no, accidenti, non si chiude bene! Diamine non si chiude, prova a
richiudere, prova a chiudere e aprire tutta la porta, non si chiude, dannazione
non si chiude. Non si ferma un attimo, bisogna agire rapidamente, non perdere
tempo. Guarda in alto, in basso, a destra e a sinistra. Il soldato lo affianca, controlla i cardini, le maniglie, la serratura, guarda il generale. Il soldato è in ansia.
Il generale è in ansia soprattutto per la porta, ma anche perché sa che ormai
tutto dipende da lui, e il suo soldato è in ansia perché lui è in ansia.
L'ansia si moltiplica in loop. Mentre il soldato rimane a guardia della finestra rotta,
il generale scompare alla vista. Doppiovubi si chiede, Dove sarà andato. A
chiamare d'urgenza il serramentista, forse. Doppiovubi ricorda di aver pensato, Questi
due sono capaci di spendere qualsiasi somma pur di far aggiustare subito quella
finestra. E poco dopo torna il generale, con una scala sottobraccio. Doppiovubi scuote la testa. Due minuti buoni per
decidere con il soldato il piazzamento esatto della scala, e poi Lui sale, a
esaminare le parti superiori della finestra, i meccanismi, gli ingranaggi, hai
visto mai che toccando qualche leva, qualcosa succede, magari si è incastrato qualcosa,
chissà. Il generale sale in cima, Doppiovubi pensa, speriamo che tenga chiusa
la finestra. Il Generale tiene la finestra bene aperta, e monta sulla scala,
praticamente è sospeso nel vuoto ad armeggiare. Doppiovubi smette di guardare.
Morire così, per una porta finestra che non si chiude bene. Almeno perché i
marines che sbarcano ti hanno assediato dalla spiaggia, la strada, e sono riusciti a penetrare nel tuo bunker perfettamente spolverato,
quella sì che sarebbe stata una morte sensata, ma così no. Il Soldato mette una
mano sul ginocchio del Generale, con il chiaro intento di proteggerlo da
un'eventuale caduta. Doppiovubi pensa, Scema, è proprio così che gli fai perdere
l'equilibrio. Doppiovubi pensa, Come vivrà questa donna gli ultimi anni, con il
senso di colpa di aver fatto volare il marito giù dalla finestra toccandogli il ginocchio in modo femminilmente maldestro.
Verso le
diciannove il cielo si fa fosco, nuvole nere, qualche goccia, vento. Il
Generale è sempre sulla scala, aumenta la sua frenesia, insiste e ripete sempre
gli stessi movimenti, come se ripetendo le stesse mosse cambiasse qualcosa. Il
Soldato gli tocca il ginocchio e rimane a testa in su, non osa dare consigli. Il Generale deve decidere. Stanno andando avanti a oltranza, come con i rigori.
Doppiovubi
li lascia così, chiude le sue tapparelle e se ne va.
Il giorno
dopo Doppiovubi guarda dall'altra parte della strada e trova la porta-finestra perfettamente funzionante, parte sotto
aperta in diagonale e parte sopra aperta in orizzontale. Il Generale si affaccia, si sporge
dalla finestra, controlla la strada, a destra e a sinistra. Tutto bene, non è
cambiato niente.
Poi torna dentro, a spolverare. O forse a scrivere un post su quel cinquantenne che, di là dalla strada, fa sempre le stesse cose.
W.B.