In fila per sei col resto di due

... io fino nella prima gioventù, a poche esperienze, fui persuaso e chiaro della vanità della vita, e della stoltezza degli uomini; i quali combattendo continuamente gli uni cogli altri per l'acquisto di piaceri che non dilettano, e di beni che non giovano; sopportando e cagionandosi scambievolmente infinite sollecitudini, e infiniti mali, che affannano e nocciono in effetto; tanto più si allontanano dalla felicità, quanto più la cercano.”

[Giacomo Leopardi, Dialogo della Natura e di un Islandese, maggio 1824]

Per proseguir nel ragionamento di cui al post di ieri, aggiungo qualche amarissima considerazione.
Se Doppiovubi ha ragione, e purtroppo Doppiovubi ha ragione, siamo in presenza di un'utopia trasversale (in senso cronologico) di proporzioni planetarie.
Ovvero, non è soltanto Fusaro a credere che il mondo sia composto di Fusari, che come lui apprezzino (recte: possano apprezzare, opportunamente indirizzati) la dottrina di Marx (ricordo che Il Capitale è opera mastodontica e complessissima, la cui lettura integrale – e soprattutto con un esito di comprensione minima – è ad appannaggio di pochissimi eletti fenomeni, tra i quali non è certamente Doppiovubi), o la Fenomenologia dello Spirito di Hegel (che è talmente complessa da far venire il sospetto o anzi la certezza (al buon vecchio Arthur Schopenhauer) che fosse un'accozzaglia di concetti scritti a casaccio, e che è letteralmente impossibile comprendere, nemmeno in minima parte, se non si è dedicata la vita intera alla filosofia *), non solo, dunque, Fusaro crede che il mondo sia composto di Fusari, che come lui possano apprezzare Marx ed Hegel, bensì, nel corso dei millenni fino a stamattina inclusa, hanno peccato di fusarismo (neologismo coniato or ora da Doppiovubi) tutti i grandissimi della storia del pensiero (ma anche i meno grandi), che hanno dedicato la loro esistenza intera nel tanto nobile quanto vanissimo intento di Cambiare l'Umanità, quando l'Umanità non può e non vuole – non vuole perché non può, non può perché non vuole – essere cambiata, e quindi Kant si è di fatto rivolto a quattro gatti, e ancora oggi sono quattro gatti che leggono e studiano e capiscono Kant (forse un gatto su quattro lo capisce o meglio crede di averlo capito, forse l'unico che ha capito Kant è Kant, e Kant, giova ricordarlo, è morto), e il povero Gramsci, nano e curvo, ha scritto tomi su tomi di lettere dal carcere per gli stessi quattro gatti (o meglio, altri quattro, perché non puoi capire per davvero tutto Kant e nella stessa vita leggere e capire per davvero tutto Gramsci, ti ci vuole la felina metempsicosi), in totale fanno otto gatti, e di quattro in quattro arriviamo a centinaia, o migliaia di gatti, ma Vi ricordo sommessamente che il Mondo è composto ormai da molti miliardi di persone, e migliaia di persone su miliardi corrispondono praticamente a nessuno (**). Prima che qualche buontempone eccepisca che, se fosse vero, senza Immanuel Kant e Jane Austen e Antonio Gramsci e Platone e John Steinbeck e Katherine Mansfield e William Shakespeare e(d) Herman Melville e Aristotele e Sylvia Plath non ci sarebbe nemmeno Doppiovubi, com'è ora e com'è diventato e come forse diventerà, e non ci sarebbero quei pochissimi (davvero pochissimi) che preferiscono un film di S. M. Ėjzenštejn (grafia frutto di uno squallido copia-incolla) a un film di G. Muccino, Doppiovubi replica che non ha mai detto che le esistenze di questi Mostri del Pensiero Umano (MPU) siano state buttate via, tutt'altro, essi hanno onorato la loro vita e il loro Destino (spesso – anzi sempre - doloroso, il dolore cammina a braccetto con l'Arte), ma dimentichiamoci una volta per tutte che il Genere Umano, nel suo complesso, possa incamminarsi lungo la strada da loro indicata e battuta e vissuta.

In fondo alla strada, a guisa di faro, non c'è lo Zibaldone. C'è Zalando.

W.B.

(*) E non si venga a dire che leggere il commento a Hegel, su un libro di Storia della Filosofia, equivalga a leggere e capire Hegel. Come dire, Guarda, ti racconto com'è mangiare le lasagne, io le mangio, le assaporo, le mando giù, le digerisco, e poi ti racconto l'esperienza. E inoltre, il racconto equivale a un filtro, e dai buchi non esce esattamente ciò che sta sopra il colino, proprio come insegna Marx, dipende dal colino, basta leggere un qualsiasi libro di storia.

(**) Cercate di capire, per favore: le eccezioni ci sono, ma sono così trascurabili che non devono nemmeno essere prese in considerazione. Sui grandi numeri, le eccezioni non esistono, scompaiono letteralmente. Come Doppiovubi ebbe a scrivere in un celeberrimo post, sulla operazione di 'generalizzazione' – post che ancora oggi viene visualizzato con frequenza giornaliera da esseri umani certamente di infimo livello – non è escluso che da qualche parte nasca un ragno con sette zampe, ma quando ci chiediamo Quante zampe ha un ragno, il ragno con sette zampe nato a Braunau am Inn – città scelta a caso sul mappamondo – il 20 aprile 1889 – data scelta a caso – non esiste, è trascurabile, non può definire il concetto di Ragno, e quindi alla domanda dobbiamo rispondere Otto zampe. O forse sì, in un certo senso, il Ragno con Sette Zampe (RSZ) non è del tutto trascurabile, come vedremo, abbastanza presto.

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