La giungla

Nel mio precedente post in tema di teodicea, ho trattato molto sinteticamente del problema del male, ovvero di come sia difficile conciliare l'esistenza di un Dio buono con il male, con gli episodi, a volte tragici, che accadono, anche a persone incolpevoli.
C'è tuttavia il rovescio della medaglia. E di questo non mi risulta che si siano molto occupati filosofi e teologi.
Esiste ovvero il problema di giustificare per quale motivo accada un fatto positivo, un "bene", a un essere chiaramente malvagio, che, potremmo dire, "non se lo merita". Noi tutti conosciamo individui assolutamente spregevoli, ai quali però gira (quasi) sempre tutto "per il verso giusto". E' assai difficile da digerire, ma è la realtà che possiamo constatare ogni giorno.
Il mio parere è il seguente.
La natura (che è cosa diversa da Dio, perché è sua creazione) è spietata, lo sappiamo. In natura non c'è morale, non c'è etica. Vige solo la cinica legge del più forte, illuminata dallo spirito di sopravvivenza.
Nella nostra società, similmente, è statisticamente molto più probabile che un uomo malvagio, aggressivo, cinico ed egoista ottenga più "risultati" positivi rispetto a un uomo buono, docile, caritatevole e altruista. Risultati "materiali", ovviamente.
Non dobbiamo stupirci più di tanto, dunque, di quelle che sembrano (e di fatto, sono) "ingiustizie".
E' normale che accada.
L'importante, a mio avviso, è continuare a percorrere la strada dell'amore verso il prossimo e più in generale verso il mondo.
E' più difficile, perché spesso non porta a risultati.
Qualche volta addirittura restituisce dolore.
Tuttavia è la strada giusta.

W.B.

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