Quella lucertola.

“Un meccanismo perfetto non può funzionare. Newton aveva ragione. Un meccanismo deve essere inesatto.”
[Karl Popper]

Ed ecco che il cinquenne Giovanni B. sta inseguendo la lucertola.
La lucertola si trova su un gradone alto cinquanta centimetri. La lucertola si accorge subito del pericolo, vede Giovanni B. come fosse un Miðgarðsormr, per possanza e proporzioni con se stessa, e anche perché il cervello di una lucertola, quale incubo ricorrente, teme un ipotetico e mostruoso e gigantesco lucertolone, evidentemente.
Ovviamente GB non raggiungerà mai la lucertola, la quale corre più velocemente (ed è un mistero, essendo le zampette corte e poco funzionali alla corsa - tutto sommato anche quelle di GB, per ora). Ma GB, come tutti i bambini del mondo, insegue lucertole e piccioni con la ferma quanto vana convinzione di raggiungerli.
Anche la lucertola crede di poter essere raggiunta dal Miðgarðsormr. Ambedue dunque, per motivi diversi, si sbagliano sull’esito dell’evento, ludico da una parte, tragico dall’altra.
La lucertola compie rapida cinque metri lungo il gradone, in linea retta. Mentre corre, il suo occhio sinistro è alla spasmodica ricerca di una fessura nel gradone, ove trovare definitivo riparo. Nessuna fessura, i muratori hanno lavorato bene. Un ottimo lavoro che equivale, per la lucertola, a un problema serio. Tutto dipende da quale angolo lo guardi. Molto è relativo.
GB, dietro di lei, non molla. Si noti che GB non corre sul gradone, ma sul marciapiede sotto il gradone, dunque i piedini di GB sono situati cinquanta centimetri sotto il piano della lucertola.
Nella storia, ecco la svolta, il plot point. Arriva WB, il padre di GB, il creatore terreno dello Miðgarðsormr, dunque ancora più grande del Miðgarðsormr, più di due volte il Miðgarðsormr, e questo super-mostro arriva dalla direzione opposta.
WB si muove verso la lucertola, la quale percepisce ora il pericolo anche davanti a sé. Il suo istinto, guardando WB, è quello di girarsi, e correre nella direzione opposta. In effetti, lo fa: si gira e corre nella direzione opposta. Proprio verso GB. Il che ci fa ipotizzare e concludere che la memoria a breve termine delle lucertole non sia eclatante o che, in alternativa, l’istinto immediato sia più forte delle tracce mnestiche lucertoliche. Ma vedremo dopo che la memoria, nella lucertola, c’è.
Un quarto di secondo dopo essersi voltata, la lucertola percepisce l’arrivo del Miðgarðsormr, stavolta ancor più vicino di prima. La lucertola si gira di nuovo, vede WB molto più vicino di prima, si gira nuovamente verso il Miðgarðsormr, e infine, con decisione drastica, si tuffa - letteralmente si tuffa - sul marciapiede, sotto di sé, da cinquanta centimetri di altezza. Calcolando, per eccesso, che la lucertola sia alta al diciamo garrese un centimetro, il gesto atletico equivale, per un uomo di altezza media, a un salto da un palazzo di almeno venticinque piani. Più che coraggio, necessità di sopravvivenza. Comunque, il tempo di reazione della lucertola, spaventosamente minimo, sembra essere incompatibile con un’azione cosciente e volontaria guidata dal coraggio. Nessun coraggio, ma quale coraggio.
In effetti, data l’altezza e l’attrazione terrestre, la lucertola atterra con una spanciata. Ha allargato le zampette, avrà estroflesso i suoi polpastrelli, si sarà mentalmente preparata all’impatto imminente, ma comunque la spanciata l’ha presa: ha fatto anche un rimbalzino impercettibile. Sembra che stia bene, ma non sappiamo molto degli organi interni. Ora si trova all’altezza dei piedi del Miðgarðsormr, molto vicini, da una parte, e dei piedi del padre del Miðgarðsormr, molto vicini, dall’altra parte. Situazione davvero pericolosa.
Colpo di culo straordinario a favore della lucertola: proprio davanti a lei - o lui, non abbiamo verificato - si apre una magnifica fessurazione, alla base del gradone, e nell’arco di un decimo di secondo la lucertola è già scomparsa, un attimo prima che il piede del Miðgarðsormr riesca a pestarne la coda.
***
Ora la lucertola si trova nell’oscurità quasi completa, al sicuro. 
***
Il mio cuore batte velocissimo. Il mio respiro non si placa. I due orribili mostri, qui, non mi possono raggiungere. Ho male alla pancia. Devo aspettare qui sino a quando i due orribili mostri non se ne saranno andati. Non ho mai vissuto niente di simile. Stavolta ho rischiato di morire. Ho male alla pancia. Sono ancora viva, sono felice.
***
Naturalmente la lucertola non ha formulato quei pensieri, non avendo il linguaggio. Ma forse ha provato sensazioni, senza nemmeno sapere di provarle, che equivalgono a quelle parole. Biochimicamente, nel suo buco, avrà sperimentato qualcosa di assimilabile alle emozioni che proveremmo noi al suo posto. 
***
Doppiovubi pensa che quella lucertola si ricorderà di questo evento drammatico. Ne farà esperienza. In qualche modo, da qualche parte in lei o fuori di lei, l’esperienza sarà registrata. E questa esperienza la rende una lucertola particolare, rispetto a qualsiasi altra lucertola del mondo. Già alla sua nascita, aveva caratteristiche morfologiche diverse e originali rispetto a qualsiasi altra lucertola del mondo. All’apparenza, è simile alle altre. Ma esaminandola nel dettaglio, aveva caratteristiche che la rendevano unica. Fosse anche solo per una scaglietta di una tonalità di colore mai visto - le tonalità di colore in natura sono infinite, come i punti su una linea retta, basta solo aumentare il grado di precisione - era già una lucertola originalissima. Ora, però, la sua esperienza con il Miðgarðsormr e con il padre del Miðgarðsormr l’ha resa davvero unica. Nessun’altra lucertola ha vissuto quella esperienza, in quei termini precisi. Molte altre sue colleghe sono state inseguite, mille e mille volte, ma mai con queste precise modalità, in situazioni modali e spazio-temporali irripetibili. 
*
E parimenti voi, cari lettori, ormai non siete più come eravate prima di leggere questo post su quella lucertola. Dopo averlo letto, anche se non ne avete precisa contezza, siete ancora più originali rispetto a qualsiasi altra creatura. E non basta, la lettura di questo post su ciascuno di voi ha avuto un effetto diverso, a seconda delle vostre costituzione e biografia. Chi l’ha vissuto come puro entertainment, chi come valutazione sociologica, chi come passatempo durante la colazione, chi come elemento da postare su FB, chi come idea da criticare, chi come bizzarria e stranezza, e così via. La stessa esperienza, combinata - ah, ricorre sempre quella ars combinatoria di lulliana memoria - con le nostre esperienze biografiche, già uniche di per sè, produce effetti ancor più unici. Le nostre vite, ogni secondo in più, si vanno rendendo sempre più uniche, sempre più originali, in una parabola di progressiva originalizzazione (definizione doppiovubiana di ‘vita’), originalizzazione che è cominciata col nostro concepimento, dove la differenziazione rispetto agli altri era puramente morfologico-genetica (ma già c’era), e si è acuita sempre di più, e si acuirà sempre di più sino all’esperienza finale, ossia una frazione di secondo prima dell’exitus. Non siamo perfetti, siamo organismi biologici che sperimentano questa progressiva originalizzazione. Aveva ragione Newton.
Ma di tutta questa originalità, che ci rende unici, e per questo infungibili, e per questo inestimabili, se non vi è piena consapevolezza della stessa, non ce ne facciamo niente. 
E adesso tornate nel Mondo, dove vi stanno insegnando, con diabolica efficacia, che siamo tutti uguali.


W.B.

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