The price is right
Certo, rispetto a quanto ho scritto
ieri, qualcuno eccepirà, Ma i costi sono eccessivi.
La benzina costa troppo
rispetto a quello che vale. La bolletta dell’energia elettrica è
sproporzionata, rispetto a quello che costa al gestore. La macchinina all’interno
della quale mi chiudo e viaggio in finta allegria vale un decimo di quanto l’ho
pagata.
Rispondo, chi dice qual è il
valore di un bene? Qual è il parametro?
Mi si contro-eccepirà, Se il
venditore acquista dalla fabbrica in Cina un telefonino a dieci euro, e lo
rivende al consumatore a cento euro, il prezzo non corrisponde al valore. Il
valore sta a dieci, o poco più. Il prezzo finale di vendita è ingiustificato.
In ultima analisi, è lì che si vuole arrivare, il prezzo è ingiusto.
Come sempre, parliamo di
giustizia.
In un’ottica capitalistica
pura, il prezzo è giusto per definizione. Il fatto stesso che stiamo comprando
un bene o un servizio e che abbiamo accettato di pagare quel determinato
prezzo, significa che il prezzo deve essere quello, e non può che essere
quello. Altrimenti non lo compreremmo, e il prezzo scenderebbe naturalmente. La
concorrenza fa il resto. E' chiaro che se non c'è concorrenza, il sistema non regge e paghiamo troppo anche i servizi essenziali. La concorrenza è fondamentale.
E sul “valore” aggiungo, il
fatto che in una sperduta fabbrica cinese, dall’altra parte del nostro mondo,
questi disgraziati lavorino allo sfinimento solo per sopravvivere, non
giustifica un valore di dieci euro, nell’esempio del telefonino. Quel
telefonino dovrebbe uscire dalla fabbrica a un costo di settanta euro, e i
disgraziati vivrebbero dignitosamente, e i consumatori, qui, non direbbero che
il prezzo finale è eccessivo. Certo, nella catena degli acquisti c’è qualcuno
che ci guadagna – in primis lo Stato, che a ogni passaggio incassa la
famigerata IVA – ma chi può dire che questo qualcuno (gli azionisti, i
detentori del capitale) ci guadagni “troppo”? Chi può fissare il confine tra “giusto”
e “troppo”, o “troppo poco”?
C’è qualcuno che guadagna
senza lavorare, ovvero, detto meglio, senza dare alla Società qualcosa in cambio
rispetto al denaro che gli affluisce in tasca. Ma questa è un effetto naturale
del commercio e della proprietà privata. O aboliamo l’uno e l’altra, ciò che
peraltro sarebbe auspicabile, o ci dobbiamo convivere, senza lamentarci.
In ultima analisi il vero problema
si pone solo per i beni primari ed essenziali. Se pensi che quel cronografo
così bello e che ti starebbe tanto bene al polso, abbia un prezzo eccessivo,
puoi tranquillamente lasciarlo dentro la vetrina del negozio.