Il Compagno G.
Prima di
parlar del dentifricio, è necessario un passo indietro sul sapone.
Il trip del sapone, dicevo. Prima o poi vi
prende. E’ il fatto in sé del lavarsi.
E’ da un
po’ che riconduco tutto al Tema dei Temi, il senso di colpa. Tutto nasce e finisce lì.
Tutto
iniziò, tutto è sempre iniziato, con la colpa.
Il
successo del sapone, e dei cosmetici in generale, è collegato al fatto di lavar
via - metaforicamente - il senso di colpa. Sei sporco dentro, e per quello c’è
poco da fare (tranne rimedi religiosi o psicologici).
Almeno,
fuori, ti lavi. Ti profumi.
Un
disturbo ossessivo-compulsivo, si sa, è quello di lavarsi continuamente le
mani.
Avrete
ben visto The Aviator dell’ottimo Martin
Scorsese. Martin Scorsese, guarda caso, continua a tornare, nei suoi film, sul
tema della colpa e del peccato.
Vi sto
preparando, comunque, un opus magnum sul
senso di colpa.
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Ora
possiamo tornare al dentifricio. Non siamo sereni, perché anche solo nominare
la colpa risveglia il senso di colpa, ma torniamo al dentifricio.
Sul
dentifricio posso dire, prima di tutto, che quando ero al liceo il mio acerrimo
nemico si chiamava Giovanni G.
Giovanni
G. era figlio di mamma avvocato e papà dentista. Il nonno era notaio.
La
famiglia G. nuotava - letteralmente - nell’oro.
I G.
sono tuttora proprietari di svariate decine di appartamenti. Quando dico
svariate, intendo dire svariate.
I G.
sono democratici convinti. Sono campioni del PD.
Avevo
sedici anni. L’aneddoto che più mi ha colpito, un engram che non svellerò mai
più, mai più, dal martoriato cervellino, fu il seguente. Non lo svellerò, ma
almeno, adesso, lo svelerò.
(segue)
Alcune tra le tante recensioni sugli ultimi post di Doppiovubi, tratte da importanti testate nazionali e internazionali:
"Gli ultimi post di Doppiovubi sono semplicemente strepitosi"
(Washington Post)
"Arguto, malizioso, ironico. Doppiovubi è unico"
(The Daily Telegraph)
"Imperdibile"
(Repubblica)
"La voce più intelligente degli ultimi trent'anni sul web"
(TrapaniOggi)
"Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo"
(The Financial Times)