I pensieri terribili di un sedicenne



E con un abilissimo gesto da primario chirurgo spinale premette il tubo con delicatezza e precisione a un tempo, e sullo spazzolino si depositò dolcemente una minima quantità esatta di dentifricio, frutto di chissà quanti anni di pedagogico esempio del suo - sorridente e buono - papà dentista.
Ecco, vedi, ne basta una punta.
E cominciò a spazzolare, con maestria consumata, i suoi denti perfettamente bianchi.
Lo lasciai solo davanti allo specchio. Il ricco narciso.
Mi buttai sul letto, appoggiato alla testiera, e pensieri orribili - da sedicenne - mi attraversarono il cervello, tipo I miei genitori non me l’hanno mai detto, I miei genitori sono peggiori dei suoi.
Ciò che non potevo sopportare, in alcun modo, era il fatto che, di lì a poco, sarebbe uscito dal bagno, e me lo sarei trovato di fronte. Non volevo vederlo. Non volevo vederlo mai più.
Ora lo so. Purtroppo solo ora lo so.
I miei genitori sono stati infinitamente migliori dei suoi.
Ma forse è troppo tardi.
Se mio papà, che giace al freddo, ormai da dodici anni, nel campo-giardino del Cimitero Maggiore, se mio papà fosse qui adesso, lo guarderei negli occhi, poi lo abbraccerei forte, più per nascondere le lacrime che per il contatto fisico, e gli sussurrerei all’orecchio quanto è stato migliore.
E che si fotta la famiglia G., con i suoi cento appartamenti.

(segue)

W.B.

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