Steward, bianconeri e, naturalmente, ragni

Doppiovubi ha sognato un sogno abbastanza post-moderno. Eccovelo.
*
Nella prima scena, Doppiovubi e altre sei persone miste (ragazzi e ragazze sconosciuti) vengono invitati al mare in vacanza per alcuni giorni da un antipatico steward (romano). La destinazione è Roma (gli invitati ritengono che si tratti della costa, tipo il Circeo, ma nessuno lo precisa).
Tutti e otto, otto con lo steward, salgono in macchina, bagagli compresi, e vanno verso l’aeroporto di Linate. In macchina sono molto stretti, quindi a due chilometri dall’aeroporto Doppiovubi viene fatto scendere con la forza, e il nostro eroe deve farsi l’ultimo tratto di corsa (la macchina procede piano, per fortuna).
Arrivati al parcheggio dell’aeroporto a sorpresa l’antipatico steward scende e parte da solo, prenderà l’aereo – per lavoro - destinazione Soresina (che è in provincia di Cremona). Doppiovubi nel sogno ha pensato, E’ impossibile far partire un Boeing da Milano e farlo atterrare a Soresina, ma sta di fatto che l’antipatico steward saluta tutti e se ne va. Al che Doppiovubi protesta con gli altri compagni di viaggio i quali però gli spiegano che in quel frangente hanno solo accompagnato lo steward al lavoro, tra due giorni tutti insieme si andrà a Soresina in macchina a prenderlo, e con l’aereo si andrà in vacanza a Roma (prendendo il volo Soresina-Roma). Questi sono pazzi, pensa Doppiovubi, anche perché si sono portati dietro i bagagli per ragioni inspiegabili.
Due giorni dopo si va tutti a Soresina, e stavolta Doppiovubi vuole essere previdente, prende lo steward per il bavero e gli dice, Senti ma tu a Roma hai una casa per ospitarci, No, risponde, Almeno hai prenotato un albergo, No, risponde, Hai almeno un’idea di dove ci stai portando, No, risponde, e allora Doppiovubi cerca di prenderlo a pugni in faccia e gli altri li dividono, mentre Doppiovubi grida, Ma che razza di invito è, come fate a non capire che questo è solo uno stronzo, e intanto lo steward, che nel sogno è sempre vestito da steward e tutti lo adorano come un dio, si rimette a posto la cravattina e guarda Doppiovubi con un ghigno satanico.
Nella seconda scena, molto breve, Juventus-Milan si ri-gioca nel salotto della casa della madre di Doppiovubi, e i rossoneri vincono cinque a zero e poi si fermano per non umiliare gli avversari, ma alla fine si scopre che i vari giocatori del Milan vestono la casacca bianconera - sono bianconeri - e il sogno si trasforma in incubo.
Nella terza scena, quella finale, il clou del sogno – più o meno verso le quattro di mattina nel cosiddetto mondo reale – Doppiovubi è ancora insieme al gruppo di sconosciuti invitati dallo steward, fuori da un bar, tutti seduti su un muretto a chiacchierare (a Roma alla fine non si è mai andati), si avvicina un accattone che chiede un aiuto per mangiare; nessuno gli dà retta, al che l’accattone, una specie di slavo, ma non si capisce bene, si stende per terra prono a piangere, e mette la faccia dentro una pozzanghera sporca, in forma di auto-umiliazione. Doppiovubi, che non può vedere tale scena inumana, lo prende per un braccio e gli dice, coraggio, alzati, vieni con me dentro il bar, mangiamo qualcosa, l’accattone lo guarda con gli occhi luminosi e gli dice, Grazie amico mio. Mentre entrano nel bar Doppiovubi vede un filo di ragnatela lunghissimo che pende dal soffitto, in fondo al quale c’è un orrido ragno che sta sputazzando per tenersi sospeso a mezz’aria, un ragno strano, colorato, e Doppiovubi si sposta tantissimo per evitarlo, ma in qualche modo il ragno, dondolandosi e oscillando, riesce a toccare Doppiovubi e forse forse a entrargli nel colletto, con orrore del nostro, per tutto il resto del sogno Doppiovubi cercherà di grattarsi la schiena, convinto che ormai il ragno sia dentro di lui.
Arrivano al bancone e l’accattone esagera, perché prende una birra grande, un panino farcito, e altre cose del genere, mentre Doppiovubi che si preoccupa del conto, per se stesso cerca di star basso e dice Per me un orzo piccolo, grazie.
Poi si siede a un tavolo con l’accattone che non finisce più di ringraziarlo e gli vuole a tutti i costi mettere un braccio intorno al collo, ma Doppiovubi ha già il problema del ragno nella schiena, e l’accattone è visibilmente sozzo. L’accattone dunque vuole ringraziare tangibilmente Doppiovubi e fruga in un suo borsone – che prima non aveva – ed estrae, dagli stracci e dalla biancheria sporca, dapprima un orologio di finto oro da donna, una patacca, ma Doppiovubi gli dice, No grazie non ti preoccupare, e poi un anello da uomo, di metallo, di ferro, molto grosso, una cosa da vero zarro, da M.P., per intenderci, che raffigura una testa di cavallo e sotto la testa di cavallo la lettera “L” con un punto. Per tutto il resto del sogno Doppiovubi si è chiesto che cosa volesse dire “L.”. Doppiovubi accetta l’anello e lo indossa.  
Dal nulla compare PIM che gli dice con ironia e trattenendo una risata, Molto bello, complimenti.
A questo punto al tavolo ci sono Doppiovubi, PIM e l’accattone, il quale si mette a raccontare, piangendo, della sua vita sfortunata, e in particolare di suo figlio perduto in Romania, al che da un tavolo vicino arriva un commento sarcastico, si tratta del giornalista Giampiero Mughini che ha ascoltato tutto e ha detto a voce altissima, Sarà stato uno sporco drogato, riferendosi al figlio dell’accattone, al che l'accattone scoppia in lacrime e Doppiovubi e PIM prendono il povero accattone sotto-braccio, incuranti della sua sozzeria di fronte al dramma umano, e gli dicono, Su, amico, non piangere, andiamo via di qui, lascialo perdere.
Mentre se ne stanno andando, la barista attira l’attenzione di tutti e dice a voce alta e con ansia,
Scusate, signori, un attimo di attenzione. Ci è stata segnalata nel locale la presenza di un pericoloso ragno di colore giallo. Chi lo dovesse vedere, è pregato di avvisarci subito e di allontanarsi immediatamente. E’ una specie rarissima e il suo morso è mortale.

W.B.

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