Il circolo e le spore

In via Niccolini-Procaccini a Milano stanno abbattendo l’edificio Enel che è abbandonato da decenni. Qualche archistar decostruttivista ci farà presto un mostro.
Doppiovubi, dalla strada, vede i locali sventrati, e diventa triste, perché lì c’era il dopo-lavoro Enel, e nonostante né Doppiovubi né i suoi amici avessero parentele in Enel, vi si imbucavano quasi tutti i giorni perché si giocava gratis a ping pong. Parliamo dei meravigliosi anni ottanta.
Anni e anni di gioco, e ora demoliscono l’edificio, e con esso, e sotto di esso, i ricordi di Doppiovubi ragazzo.
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Insieme a Doppiovubi e a Nadir, il miglior amico di Doppiovubi dell’epoca, i tavoli erano popolati dai personaggi più strani della zona.
Tra questi un certo Ivano, un lungagnone che già a quindici anni era alto un metro e novanta (per l’epoca era tanto, adesso quasi tutti i quindicenni superano il metro e ottanta).
Ivano aveva le gambe estremamente arcuate, e giocava a pallone, all’oratorio, con i bambini di otto-dieci anni, quando lui ne aveva quindici. Era dunque più alto di loro a volte anche di un metro (oltre all’età, appunto, aveva anche un’altezza anomala), li scartava tutti, segnava, esultava da solo e quando aveva finito di esultare scopriva con amarezza che stavano portando via il pallone e andavano a giocare altrove.
Ivano era sempre solo. Chiaramente disadattato. In zona si vociferava una cosa terribile – chissà chi l’avrà messa in circolo – che una volta sua mamma stava riponendo la verdura in frigorifero e Ivano l’aveva sodomizzata approfittando della sua particolare posizione. Quando i ragazzi, canzonandolo, lo ricordavano a Ivano, andava su tutte le furie.
Povero Ivano, quanto deve avere sofferto.
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Ivano non riusciva a mantenere il controllo delle sue emozioni. Nadir, che lo aveva capito, ed era perfido, quando giocava a ping pong con Ivano lo provocava, e faceva così: quando doveva battere, Nadir, imitando i tennisti, faceva rimbalzare ripetutamente la pallina per terra, per raccogliere la concentrazione prima della battuta, e quando ormai era il momento di battere, all’ultimo istante ritornava a palleggiare per terra, al che Ivano gridava furiosamente Batti!, e perdeva la pazienza sempre di più, e Nadir sogghignava e Ivano gridava Batti! Con la “i” sempre più prolungata e querula, e Nadir cincischiava e tergiversava perché voleva arrivare al momento dell’acme, momento che prima o poi arrivava sempre, quando Ivano cioè, all’ennesimo rimbalzo per terra, usciva completamente di testa, mirava la faccia di Nadir – o a volte quella di Doppiovubi, innocente (per modo di dire, perché colposamente rideva della situazione) – e con furore scagliava la racchetta come fosse una scure, con tutte le sue forze, cercando di far male. Nadir si abbassava e la racchetta lo oltrepassava e finiva la sua corsa molti metri più in là. Ivano, con la sua andatura sbilenca data dalle gambe troppo arcuate, rosso in volto, ci mandava tutti a cagare e si allontanava spesso lasciando la racchetta per terra, tante volte distrutta per il gran volo. Dopo un’ora circa, passati i fumi dell'ira, tornava a recuperarne i pezzi.
La racchetta di Ivano aveva sempre il manico tenuto insieme con lo scotch.
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Ai tavoli da ping pong si scommetteva sulle singole partite, e la posta in palio era una spuma grande al bar del circolo Enel. Una spuma grande.
Al bar, poi, si compravano i boeri, e ogni tanto ne vincevi un altro.
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Oltre le vetrate del ping pong c’erano i tavoli da biliardo, con omini baffuti – avevano tutti i baffi, sottili – che sotto le lampade verdi, avvolti da nuvole di fumo di sigaretta, nelle nebbie si aggiravano con sguardi da delinquenti consumati a studiare le angolazioni. In realtà erano solo dei poveri sfigati che si atteggiavano, ma all'epoca erano temibili, per noi.
Ex dipendenti Enel cinquantenni, in pensione ormai da tempo. Ci sembravano vecchissimi.
Non osavamo mai avventurarci ai tavoli da biliardo, ne avevamo paura.
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Ora demoliscono tutto.
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Doppiovubi ha pensato che il presente è un'illusione, e che il passato non esiste più, perché quando moriremo perirà la nostra memoria di esso, e nulla sarà mai accaduto.
Solo il futuro ha importanza.
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Sul balcone di Doppiovubi ci sono delle fioriere che non vengono curate da almeno due anni. C’era solo terra. Adesso c’è questo:



Doppiovubi non ci mette mai acqua, né cura mai le piantine. Sono tutte cresciute spontaneamente, prima non c’era niente. Passeracei hanno portato i semi? Non si sa. Insetti hanno diffuso spore? Può darsi.
Forse il vento, e la pioggia ha fatto il resto.

W.B.
  

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