Il nido

Le donne, tutte le donne del mondo, senza eccezione alcuna, ossia nessuna esclusa, sono casalinghe, anzi, meglio, sono 'delle casalinghe'. Anche quelle che lavorano, quelle che 'non hanno tempo', quelle che 'si fanno aiutare' a tenere la casa 'a posto' - dalla loro mamma, o dalla loro anzianissima nonna, o dalla moldava peraltro pagata troppo profumatamente, o dal marito schiavo liberto, il quale preferisce impegnarsi in prima persona, con ciò impingendo nell'incipiente esaurimento dei nervi, piuttosto che dover lavorare per guadagnare denaro destinato a pagare una moldava che metta intollerabilmente le mani tra le sue cose personali -, queste donne, in fondo alla loro anima - nel profondo, direbbe Freud - sono e rimarranno sempre delle casalinghe. Casalinghe perché sentono l'assoluta e irrefrenabile necessità di contemplare la propria casa sempre in ordine e pulita, senza la polvere, la quale polvere, come tutti sanno, è opera del demonio, che l'ha inventata allo scopo preciso di fare litigare il più possibile gli uomini e le donne tra loro (apriamo una parentesi, visto che polvere siamo e polvere ritorneremo, non si può escludere in assoluto che quando passiamo con lo Swiffer non stiamo in realtà smuovendo particelle di un nostro avo). A confutazione di quanto sopra, mi si può eccepire che sembra esistano in natura alcuni esseri di forma femminile che, all'apparenza, sono disordinati e non si preoccupano affatto della casa. Le cosiddette 'femministe', per esempio, detestano l'attività casalinga, e fanno un vanto dell'aver la casa in disordine e quanto più possibile sporca. Ne vanno apparentemente orgogliose. In realtà stanno recitando, anche con loro stesse, perché soffrono ancor più delle altre, ancor più delle casalinghe vere, in quanto soffocano la loro reale natura. Per lo meno la casalinga stricto sensu può sfogarsi a lucidare sino all'abbacinamento la maniglia della porta d'ingresso, a spolverare in luoghi sconosciuti e inconoscibili, dove non solo nessuno guarderà mai, ma nemmeno potrebbe guardare, in quanto inaccessibili ai più. Invece, la donna cosiddetta moderna, quella che non ha proprio tempo per curare anche la casa, soffre terribilmente, perché dentro di sè ella anela visceralmente alla pulizia del pentolame, al vasetto dritto e mai storto - secondo geometrie occulte e massoniche trasmessele per via telepatica dalla sua mamma quando ancora beatamente fluttuava nella placenta -, ai fiorellini colorati sul davanzale che attirano milioni di moscerini, vermi e parassiti, ma bisogna pur pagare un prezzo per la bellezza della natura. La tanto vituperata immagine stereotipo della casalinga americana anni cinquanta, che sorride col grembiale a quadretti indaffarata ai fornelli sopra i quali si addensano vapori e aromi, è proprio la donna, nella sua essenza ontologica (stiamo parlando, per chi non se ne fosse accorto, della cosiddetta 'questione ontologica'). Tutto questo ha una spiegazione semplicissima. Visto che la casa, per la donna, rappresenta il nido, il nido dove dovrà deporre le uova e dove in teoria dovrebbero nascere i suoi uccellini cinguettanti, il nido è ciò che conta. Il signor Ikea, l'Anticristo, queste cose le ha capite da un pezzo. Infatti su uno degli ultimi cataloghi campeggia la scritta "La tua casa, il posto più importante al mondo", che rappresenta un tremendissimo messaggio, direi quasi delinquenziale, in quanto va a solleticare, consapevolmente per chi ha creato il messaggio, inconsapevolmente per chi di tale messaggio è l'ignaro e inerme bersaglio, o target, quei profondissimi recessi della psiche femminile che non potranno consentire, in alcun modo, alla donna di resistere al feroce richiamo del sabato pomeriggio (nei casi più gravi, della domenica mattina). Il mio messaggio agli uomini di tutto il mondo, omosessuali et similia ovviamente esclusi, è: abbiate pazienza e perdonatele.
Non è colpa loro.
W.B.

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