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Visualizzazione dei post da settembre, 2015

La ricerca della felicità (36)

L'essere umano è imperfetto. Quindi, anche le sue azioni sono imperfette. Quindi, infine, anche i risultati delle sue azioni sono imperfetti. Non c'è nessuno, non c'è nulla, di cui si possa dire - girato e rigirato, guardato da tutti i lati possibili, sotto tutte le luci a disposizione - 'non ha difetti'. Esistono sempre delle zone d'ombra. Da sempre l'uomo cerca di migliorare le proprie creazioni, ma non può raggiungere la perfezione. Da sempre l'uomo cerca di migliorare se stesso, ma non può raggiungere la perfezione. *** *** *** E allora. Ci sono due modi per osservare la realtà, e gli esseri umani. Il primo modo è quello di focalizzare l'attenzione su 'quello che non va', su 'ciò che è sbagliato'. Qualche volta potrà essere un dato oggettivo - indosso un completo di squisita fattura, ma ho una macchia di sugo sulla manica - e qualche altra volta potrà essere una percezione soggettiva - indosso un completo di s

La ricerca della felicità (35)

Dicevamo, due post fa.  Riprendiamo il filo. Non c'è alcuna speranza. Indicare al prossimo i suoi 'errori' è del tutto inutile. Le persone non cambiano. Le persone possono cambiare - perché tutto muta - ma per vari motivi non lo fanno. Il principale motivo per cui le persone non cambiano è l'abitudine. L'abitudine consolidata è difficile da sradicare. Arrivati a un certo punto, è talmente consolidata che diviene granitica. Cercare di sgretolare un'abitudine granitica equivale a scalpellare una roccia con un cucchiaino da caffé. E' possibile, ma occorrono migliaia di anni. Di fatto, è impossibile. Cambiare, poi, richiede uno sforzo. L'essere umano tende a evitare gli sforzi. Cambiare, poi, significa mettere in discussione le proprie convinzioni e, in ultima analisi, il proprio Io. Io ho ragione, l'Altro ha torto. Il mio Io mi guida, se perdo fiducia in me stesso vivrò da sbandato. No, io ho ragione, solo io ho ragione. Continuo a

La ricerca della felicità (34)

E quando Doppiovubi sale sulla metropolitana, e vede che tutti, ma proprio tutti, o stanno telefonando o sono ridicolmente focalizzati e annoiati sui cellulari (*), non può fare a meno di pensare che si salverà quell'uno per cento, o zero virgola uno per cento, che non sarà dipendente dal cellulare, che non vivrà connesso, che non dedicherà tutta la sua attenzione (ammesso, e non concesso, che nel 2015 si possa ancora parlare di 'attenzione') alle Reti Sociali, che di sociale non hanno proprio niente.  Per essere reti, oh, sì, sono reti.  Anche i tonni finiscono nella rete.  Anche le mosche finiscono nella rete. E questo zero virgola uno per cento, quando tutti gli altri saranno (sono) come zombie che non sanno più far niente, che sono privi di qualsiasi anelito umano e (quindi) volontaristico, che ormai, da brave macchine, sono votati/e e sottomessi/e al dio del numero, alla Quantità, alla Velocità, alla misurabilità in genere - maledetta rivoluzione scientifica