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Visualizzazione dei post da gennaio, 2014

Il mito della pubblicità

Qualche volta Doppiovubi prende il tram alle sei (*) per andare a lavorare. Si aspetta di trovare il tram vuoto - un tempo era così, oggi la gente si sposta sempre di più (**) - e invece il tram è pieno, non c’è nemmeno posto a sedere. Doppiovubi ha notato che su cento passeggeri, alle ore sei, sul tram, novanta dormono, cinque son già lì con quel maledetto cellulare a digitare il niente, tre guardano nel vuoto alla J. Nicholson in QVSNDC e due leggono “Metro” (o metrano “Leggo”, il che è lo stesso). Eccezionalmente, ieri una leggeva un “Giallo Mondadori”, evidentemente aveva velleità di riscatto sociale e culturale. Gli unici con un po’ di lucidità, su tutto il tram, sono due: il tramviere - si spera - e Doppiovubi. Novanta su cento dormono. Imbacuccati nei cappucci per proteggersi dal freddo, con le braccia conserte, alcuni con la testa appoggiata al finestrino, dormono. Sono quasi tutti stranieri. Doppiovubi congettura, e arriva alla conclusione che questi non siano architetti, co

Il mito del controllo

Ormai da svariati mesi fuori dalla casa dove vive Doppiovubi è montato un ponteggio finalizzato al rifacimento della facciata (*). Gli operai spaccano tutto senza pietà (**), il che significa che sassi e calcinacci vengono proiettati contro i vetri delle finestre. Per preservare questi ultimi, e per evitare che la polvere invada la casa, i condomini, e anche Doppiovubi, abbassano le tapparelle giorno e notte. Ogni tanto si apre qualche spiraglio per sostituire l’anidride carbonica con l’ossigeno, e cercare di non morire. Orbene, tapparelle abbassate più ponteggio esterno, uguale non si vede un accidente di quello che c’è fuori. Nel senso che alle tre di notte ti svegli e potrebbero essere tranquillamente le otto di mattina, perché la luce non ti arriva. Oltre alla luce, non constati nemmeno le condizioni atmosferiche. Così, per capire se piove o no, Doppiovubi apre la finestra e si mette in ascolto. Se sente tic tac, pioggia che scende, allora significa che piove, e allora prende l

Noi non siamo frullatori

Già, le clementine. E’ del tutto inutile che Doppiovubi scriva che facciamo cose senza essere consapevoli del significato, se lui stesso non fa altrettanto. Ogni tanto, lungo il proprio percorso, bisogna fermarsi. La strada è lunga, e polverosa. Guardare dietro di sé. Dove siamo arrivati, sin qui. Guardare davanti a sé. Dove stiamo andando. L’orizzonte. Se uno non si ferma, e riflette sulla strada che ha fatto, e che ancora gli manca, corre il rischio di essere travolto dalla ciclità della vita. Dopo un giorno ne arriva un altro, poi una settimana, poi un mese, poi un anno. Eccetera. Ma la vita non è girare in cerchio. La vita ha una direzione. La freccia del tempo ha una direzione. E allora, smettete un attimo di leggere e chiedetevi con me, Dove sto andando. Che cosa sto costruendo, nella mia vita. --- --- --- Meglio non pensarci, vero? Molto meglio rimettersi in corsa, e fare cose, in modo tale da non riflettere. Abbiamo paura di scoprire, se ci fermiamo a considerare la strada,

Autonomi, liberi, felici e contenti

Torniamo dunque - dopo questa lunga digressione sulle avventure di Doppiovubi Carabiniere - al concetto di “mito”. Uno dei tanti significati della parola “mito” è il seguente: prodotto della fantasia, alterazione più o meno involontaria della realtà per opera dell’immaginazione (con significato affine a “favola”, “leggenda” ). Prendiamo il mito della libertà e dell’autonomia dell’Uomo moderno. C’è questo di bizzarro, che - un passetto alla volta - ci fanno fare delle cose assurde, ma noi le riteniamo normali. Pensiamo, per fare solo uno dei tanti esempi, al supermercato. Una volta non esisteva - era impensabile - il fatto di prendersi la merce da soli . Entravi in un negozio, e c’era uno dietro a un bancone, e non toccavi le sue cose, ma gliele chiedevi, e lui le prendeva, e dopo che avevi pagato, te le dava e diventavano tue. Era giusto. Per prima cosa, ti hanno detto, Sei libero, amico, prendi un carrello e infilaci quello che vuoi, da solo. E tu - tutto contento -