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Visualizzazione dei post da settembre, 2008

"Siete rossoneri, allora siete benvenuti al nostro tavolo".

Ieri sera sono andato, con la mia fidanzata, in un bar, per seguire Milan-Inter. Infatti, io sono Highlander, l'ultimo rimasto senza Sky e senza Premium. Senza niente. Ci stanno provando in tutti i modi, a rifilarmi la pay-tv, ma io resisto strenuamente. Non ce la faranno mai. Siamo entrati in questo bar, che poi sarebbe un "pub", e ci siamo rivolti al gestore, per vedere se ci fossero due posticini anche per noi. Un tipetto inconsapevole e agitato, alto un metro e cinquanta, vestito di nero, pieno di orecchini e con i capelli molto unti. Sono le 19.56, la partita comincia alle 20.30, dovremmo trovare posto. " Ragazzi, mi dispiace ..." - e qui, a sorpresa, estrae un foglio a quadretti, parimenti unto, con decine di nomi, in calligrafia stentata, da scuola elementare, alcuni scritti in blu, alcuni scritti in nero - "... non ho nemmeno un buco, è da ieri mattina che hanno prenotato... mi dispiace, ragazzi ". Ho quarant'anni. E questo qui mi chiama &

Chiudi quella fogna, Donny, non è il tuo campo.

Stavo pensando a Epifani. Guglielmo Epifani, il sindacalista, il segretario generale della CGIL. Ha cinquantotto anni. E' romano. E' laureato in filosofia. Ecco, provate a porre una domanda a Epifani su qualsiasi argomento. Qualsiasi, nessuno escluso. Lui, molto seriamente - è sempre imbronciato, forse perché è diffusa la convinzione che la persona seria debba essere necessariamente imbronciata - vi risponderà. Si parla di riforma della scuola? Lui conosce i problemi degli insegnanti. Si parla di energia? Lui sa di centrali nucleari e di fonti alternative. Si parla di mutui? Lui conosce tutte le dinamiche finanziarie, nazionali e internazionali. Un altro così è Pierluigi Bersani, che ha fatto il ministro per le attività produttive. Anche Bersani sarebbe laureato in filosofia, ma discute, con piglio autorevole, di PIL, tassi, inflazione, costo del denaro, recessione, concorrenza. Forse sono io che non sono all'altezza. Io so qualcosa, molto poco, di quello che studiacchio da

E fu così che nel 1983 Sydne Rome lanciò in tutta Europa un corso di ginnastica aerobica.

Ho finalmente capito che, quando sarò morto, si ricorderà più la mia goffa immagine in vano e sudato movimento sullo 'stepper' che non il mio argomentare intorno alla conoscenza e alla conoscibilità. E sia. Almeno avrò fatto sorridere qualcuno. W.B.

Chi vuol esser lieto, sia.

Ci sono giorni in cui mi rendo conto - più del solito - che le persone pensano soltanto a sé. Sono giorni terribili, quelli, per me. Ossia, le persone usano cose, situazioni, ma soprattutto le altre persone, allo scopo esclusivo di "star bene". In termini generali, di essere felici. Vorrei richiamare l'attenzione sul verbo. Usano, ho pensato e scritto. Mi sembra il verbo giusto. E' questo verbo che fa la differenza. Tutti pensano soprattutto a sé. E' istintivo, è la sopravvivenza. Una cosa è pensare a sé, altra cosa è usare il prossimo per il proprio beneficio. Questo accade quando non penso a cosa potrebbe desiderare l'altro. Questo accade quando penso solo a cosa voglio io adesso. E tu, non sei forse "le persone"? Credi di essere diverso? Chi pensi di essere? No, non sono affatto diverso. Forse, l'unico elemento che mi rende diverso è la consapevolezza di questa meschinità, di questa bassezza che appartiene anche a me. E questa consapevolez

Bisogna pur nutrirsi.

Dato che penso di essere in grave sovrappeso, e di fatto lo sono secondo la scienza medica, un paio di settimane fa mi sono comprato uno 'stepper', che, come tutti sanno, è una macchina con cui si simula di salire i gradini di una scala immaginaria. L'obiettivo è quello di fare un po' di fatica e perdere un po' di peso. Finchè, però, non smetterò di mangiare in maniera abnorme, lo 'stepper' farà ben poco. Sta di fatto che io mi sento la coscienza a posto, ogni mattina mi faccio i miei cinquecento scalini virtuali, e credo di averne un beneficio. In realtà, appunto, non ne ricavo alcun beneficio, però l'importante è crederci. Per passare il tempo durante la salita virtuale, accendo la bestia satanica, ossia il televisore. In genere guardo i dibattiti su raitre, c'è Corradino Mineo che mi piace, mi dà serenità. Ci sono ospiti e parlano dei temi caldi della politica, della cronaca, dell'economia. Mi piace perché tutti parlano, e nessuno sa quello ch

Tenere un animale selvatico, un roditore anfibio come... animale domestico, e per di più in città, non è affatto legale.

Tutti quotidianamente dicono e fanno cose assurde. Il problema, a mio modo di vedere, non è quello di dire e fare cose assurde. Il problema è quello di credere che non lo siano. W.B.

Eppure, la morte ce lo insegna molto bene.

Mi sembra che l'uomo occidentale sia ossessionato dal trascorrere del tempo. Egli combatte una guerra contro il tempo. Egli - vanamente - insegue la vittoria facendo una maggiore "quantità" di cose. Per questo, egli deve essere più veloce. Non comprendo questa generale tendenza verso una maggior "quantità" di cose fatte. Eppure, la morte ci insegna molto bene che non conta quante cose abbiamo portato a termine, prima che lei ci sorprenda. W.B.

"Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?"

La conoscenza della realtà oggettiva non è possibile, da parte dell'uomo. Questo, perché i sensi dell'uomo sono finiti e quindi lo inducono in errore. Anche la mente dell'uomo lo induce in errore. La realtà oggettiva esiste. Ma l'uomo non può conoscerla. Quando l'uomo crede di conoscere la realtà oggettiva, si forma un'opinione soggettiva. Se l'uomo crede che la sua opinione soggettiva corrisponda alla realtà oggettiva, cominciano i problemi. Qualsiasi contrasto tra gli uomini deriva dal fatto che gli uomini scambiano le proprie opinioni soggettive per la realtà oggettiva. Credono di avere ragione e che, correlativamente, siano gli altri a sbagliare. Di qui, l'assurda lotta per affermare la propria ragione. Di qui, l'odio. W.B.

“Se non le va bene, all’ingresso trova il modulo per il reclamo.”

I fatti che sto per raccontare sono veri. Niente è frutto di immaginazione. Questa mattina. Mi trovo alla fermata del tram. Aspetto il numero dodici, o il quattordici. Mi vanno bene entrambi. Per stancarmi meno, piego la gamba destra, e appoggio il piede contro il muro. Intanto, leggo. Dopo venticinque minuti di attesa, il tram non arriva. Al ventiseiesimo minuto, accade qualcosa. Un gruppo di persone arriva a piedi. Provengono da lontano. Avvisano che i tram sono bloccati in via Cenisio. Non passano. Ripongo il libro nella borsa. Mi incammino. Percorro trecento metri, per andare alla fermata del numero tre. Il tre può andarmi bene. Aspetto il tre per dieci minuti. Poi arriva, e ci salgo. Tiro fuori dalla borsa il biglietto del tram. E’ un biglietto settimanale. Costa 6,70 euro. Dà diritto a sei viaggi di andata e sei di ritorno. Dodici viaggi. Due viaggi al giorno, per sei giorni. L’ho usato fino a ieri sera, quindi per otto volte. Quattro giorni per due viaggi al giorno. Lo infilo ne

Riflettere a fondo, su un qualsiasi argomento, è un’attività complessa.

Riflettere a fondo, su un qualsiasi argomento, è un’attività complessa. E’ un processo, che richiede energia e tempo. Non parlo dei pensieri fugaci, disordinati, casuali. Mi riferisco ai pensieri organizzati, logici, coerenti. E’ anche un’attività molto intima. Molto ‘personale’. Nessuno riesce a entrare nella mia mente, a guardarci dentro. Al massimo posso essere io, a raccontarne il contenuto. E non è mica detto che lo descriva per quello che è. Se sto pensando al tale argomento, e qualcuno mi parla, devo interrompere i miei pensieri. Non posso fare diversamente. Non ho alcuna scelta. Devo subire la decisione altrui. La decisione altrui, che entra nella mia sfera intima. E blocca i miei pensieri, li interrompe. E io non ci posso fare proprio niente. Il processo, ormai, è interrotto. Un processo interrotto non sarà più quello di prima. Ma è inevitabile invadere la sfera altrui. Se ti avviso che ti sto per parlare, ecco, ti ho già interrotto. Non credo sia così. Chi parla deve prima co

Vuoi un dito del piede? Te lo procuro io. Credimi, c'è il modo. Cose che è meglio non sapere.

WALTER: That wasn't her toe. DUDE: Whose toe was it, Walter? WALTER: How the fuck should I know? I do know that nothing about it indicates... DUDE: The nail polish, Walter. WALTER: Fine, Dude. As if it's impossible to get some nail polish, apply it to someone else's toe... DUDE: Someone else's... where the fuck are they gonna... WALTER: You want a toe? I can get you a toe, believe me. There are ways, Dude. You don't wanna know about it, believe me. DUDE: But Walter... WALTER: I'll get you a toe by this afternoon... with nail polish. These fucking amateurs. They send us a toe, we're supposed to shit ourselves with fear. Jesus Christ. My point is... DUDE: They're gonna kill her, Walter, and then they're gonna kill me... WALTER: Well that's just, that's the stress talking, Dude. So far we have what looks to me like a series of victimless crimes... DUDE: What about the toe? WALTER: FORGET ABOUT THE FUCKING TOE! A waitress enters. WAITRESS:

No country for old men

“ Cosa stavo dicendo l’altro giorno a proposito dei giornali? Ecco, la settimana scorsa hanno scoperto una coppia in California che affittava camere ai vecchietti, poi li ammazzava, li seppelliva in giardino e si intascava gli assegni della pensione. Prima di ammazzarli li torturavano, non so perché. Forse avevano il televisore rotto. Ed ecco cosa diceva di questo fatto il giornale. Testuali parole. Diceva: I vicini si sono messi in allarme quando hanno visto un uomo lasciare di corsa la casa con indosso solo un collare per cani. E’ impossibile inventarsi una notizia del genere. Vi sfido anche solo a provarci. Avete capito? Ecco che cosa ci è voluto. Tutte quelle urla e quelle buche scavate in giardino non avevano insospettito nessuno. Pazienza. Quando ho letto questa notizia, mi sono messo a ridere. Non c’è molto altro da fare. ” (Cormac McCarthy, Non è un paese per vecchi, Einaudi, 2008, pag. 101). Ieri, alle 19.40, camminavo lungo via Legnano, a Milano. Ho guardato al di là della re